Stress, stili di vita ed età: così la fertilità maschile è a rischio: «Infezioni e cattive abitudini minacciano la salute riproduttiva dell’uomo. Occorre maggiore attenzione», spiegano dal centro per la fertilità svizzero ProCrea.
Quello che fino a qualche anno fa poteva essere considerato come un patrimonio inattaccabile, si è rivelato invece un campo dove occorre fare attenzione.
«Un uomo deve porre attenzione alla sua fertilità», raccomanda Michael Jemec, medico specialista in medicina della riproduzione del centro per la procreazione assistita ProCrea. Se negli ultimi due decenni il numero medio degli spermatozoi prodotti si è quasi dimezzato, nell’uomo ha assunto rilevanza anche il fattore tempo.
Spiega Jemec: «La fertilità di un venticinquenne non è uguale a quella di un uomo di 50 anni. E questo influisce molto quando la coppia cerca un figlio in età adulta; soprattutto oggi, quando anche gli uomini tendono a rinviare la data della paternità anteponendo studio e lavoro».
La fertilità maschile, pur essendo più longeva rispetto a quella femminile, è influenzata negativamente da fattori esterni e interni: infezioni trascurate, iperstrogenismo alimentare e ambientale e stress diminuiscono le capacità riproduttive dell’uomo.
«Tra gli uomini mancano le conoscenze di base su quali possano essere le cause che provocano la diminuzione della fertilità», osserva Jemec. Se fumo e alcol sono ormai dei fattori assodati che influiscono negativamente sulla capacità riproduttiva in un uomo, «molto dipende anche dallo stile di vita che si sceglie di adottare», precisa il medico. «Lo stress influenza la fecondità dell’uomo e produce cambiamenti sia psichici che fisici -sottolinea Jemec-. Situazioni di forte stress, col passare del tempo, incidono in modo notevole sulla produzione di spermatozoi, quindi sulla salute riproduttiva dell’uomo. Un altro elemento da non sottovalutare è il troppo caldo e una vita eccessivamente sedentaria».
Nell’elenco delle cause figurano anche anomalie genetiche o deficit ormonali, come pure alcune malattie a trasmissione sessuale. «Anche l’orchiepididimite, causata dagli orecchioni o da infezioni dopo la pubertà, oppure traumi o torsioni testicolari possono determinare un’atrofia dei testicoli con danni permanenti.
Il criptorchidismo, ovvero la mancata discesa di uno o di entrambi i testicoli nello scroto, è un difetto congenito che può provocare sterilità permanente tanto più tardivo è l’intervento di riposizionamento nella sua sede», prosegue il medico. «Anche il varicocele, dilatazione patologica delle vene testicolari, può determinare un surriscaldamento del testicolo, con riduzione anche marcata dei parametri seminali. Nei casi più gravi, dopo il trattamento chirurgico si può osservare un miglioramento sensibile della fertilità».
In molti casi il problema è risolvibile: «Alcune cure specifiche possono restituire una piena salute riproduttiva», prosegue. Diversa è la situazione nei casi in cui viene diagnosticata la sterilità. Continua Jemec: «Si stima che un terzo degli uomini definiti infertili, una volta sottoposto alle adeguate cure, riesca ad avere una paternità naturale. I rimanenti possono ricorrere all’aiuto della fecondazione assistita. Persino uomini considerati un tempo assolutamente sterili, possono diventare padri, recuperando gli spermatozoi direttamente dal testicolo e iniettandoli all’interno della cellula uovo (ICSI). Purtroppo nel 3% delle coppie infertili vi è una condizione di azoospermia, per cui è necessario ricorrere alla fecondazione eterologa mediante donazione di spermatozoi».
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