A Milano Marina Abramoviç, la più grande artista performativa del mondo.
The Abramovic Method al Pac Padiglione d’Arte Contemporanea di Milano dal 21 marzo al 10 giugno. Una mostra a cura di Diego Sileo ed Eugenio Viola dove Marina Abramoviç realizzerà un nuovo inedito lavoro. Le anticipazioni sinora giunte sono scarse. Si sa che si tratta di una serie di living installation costituite da oggetti realizzati in materiali diversi, che il pubblico, guidato e motivato dall’artista secondo il suo metodo, sarà invitato a percorrere e sperimentare.
In mostra per la prima volta anche la monumentale installazione The Artist is Present, performance realizzata al MOMa nel 2010 e dalla quale è stata tratta un docu-film che sarà proiettato in anteprima al cinema Apollo il 22 marzo. Insieme ad una serie di opere recenti che si ricollegano alla tematica del nuovo lavoro. Durante la permanenza dell’artista al PAC una serie di eventi accompagnano la mostra tra cui una conferenza al teatro Dal Verme (21 marzo).
Questa artista serba inquietante, carnale, cruda e rivoluzionaria nasce nel 1946 nella ex Jugoslavia. In quattro decenni e più di carriera all’insegna della creatività ha realizzato pezzi audio, opere video, installazioni, fotografie, performance da solista e con l’artista tedesco Ulay, suo partner dal 1975 al 1988. Alla Biennale di Venezia del 1997 realizzò Balkan Baroque (1997), con la quale s’aggiudicò il Leone d’Oro come migliore artista. L’opera in una tripla proiezione, raffigura immagini della vita di sua madre, di se stessa, e suo padre. Mentre le immagini andavano, la Abramovic sedette allora sei ore al giorno per quattro giorni rimuovendo la carne attaccata ad un mucchio di ossa di mucca evocando così tutto il dolore e la sofferenza della guerra.
Ben più faticosa The artisti is present, la performance che nel 2010 l’ha vista al MoMA seduta in silenzio ad un tavolo dell’atrio del museo per tutta la durata dell’esposizione, e lì invitava i visitatori a prendere posto di fronte a lei consentendo loro di avere un’esperienza personale con lei, un dialogo muto, un darsi totale durato 700 ore in tutto (per 7 ore al giorno). Le persone che si sono sedute sono state 1400: alcune per pochi minuti, altri anche per un giorno intero. Sconosciuti e celebrità, come Marisa Tomei, Isabella Rossellini, Lou Reed, Rufus Wainwright e chi non s’è seduto, nell’immagine di quella donna chiusa in un ostentato silenzio e in una faticosa immobilità ritrovava un disagio fisico, un’empatia difficile da trascurare.
Quella di Milano sarà dunque una grande mostra. Per molti Marina Abramovic non è solo la più grande artista performativa ma è la sola. L’iniziatrice di un capitolo importante nella storia dell’arte contemporanea ed alla quale, ogni artista che ha poi deciso di adoperare il proprio corpo come “materia” d’arte (soggetto, oggetto e media), deve tributo.
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