ETRO…ritorno al futuro

Ritorno al Futuro…BACK TO THE FUTURE per ETRO.
“We came whirling out of nothingness scattering stars like dust.
The stars made a circle and in the middle we dance.”
Rumi, poeta mistico persiano del XIII secolo d.c.

Ritornare al futuro ovvero soffermarsi nuovamente su quel concetto di relazione sinergica tra l’uomo e la Natura, che nel passato remoto e recente artisti e scienziati hanno indagato ed esplorato, per ritrovare l’armonia e affrontare con fiducia il futuro.
La Natura è matematica perfezione, direbbe il genio italiano del XII secolo Leonardo Fibonacci che grazie alla sua celeberrima progressione ha donato algebrica eccellenza ad alcune tra le più affascinanti forme in Natura: spirali, conchiglie, eliche, pigne, felci, alveari, mulinelli, vortici, in un eterno ballare da dentro a fuori, dal basso verso l’alto.
Forme che hanno ispirato in epoca più recente anche l’architettura urbana, come nel caso del Guggenheim di Frank Lloyd Wright, nel tentativo di rendere più armonico il rapporto tra l’uomo il suo habitat e la Natura.
Riscoprire quell’antica coscienza che l’uomo è un tutt’uno con la Natura, la quale ci conduce per le strade della vita come uno spirito guida. Tornare al bello, alla Natura, attraverso una danza spiroidale della mente e dell’anima che si schiudono al mondo con ottimistico slancio, che non implodono più in sé stesse ma al contrario irradiano la propria forza ed energia dall’interno verso l’esterno in una deflagrazione liberatoria.
Libertà di vivere in sintonia con il nostro ambiente, di guardare il mondo attraverso grandi occhiali di cartone dalle lenti vivaci, che trasformano la realtà in un gigantesco caleidoscopio di luce, colore e positività.
“Noi siamo figli delle stelle…”

Il ritorno al Bello e alla perfezione della natura riscopre le sue forme elicoidali delle spirali e dei mandala attraverso una collezione modellata dall’uomo come natura insegna, con un forte ritorno ai dettagli dell’artigianato e dei materiali.
L’artigianato aldiquà del made-in-Italy, che viaggia attraverso una localizzazione della produzione passando da Venezia e Forte dei Marmi, a Vinci Da Vinci, da Mantova dei Gonzaga e Todi alla Lecce barocca, dal made-in-Milan al made-in-Rome, ben si combina con la scelta di finissaggi e materiali naturali organici.
Le GIACCHE si presentano con nuove costruzioni, accoppiate in due tessuti, lino e seta, con strutture più leggere: giacche insaccate “come salami lasciate a stagionare in cantina qualche mese” o con punta a lancia e bottoni sovrapposti “nobiltà e coraggio di una spada, di una lancia, la quale provoca un fiero portamento”. Le finiture mano carta si ritrovano su piccole giacche “amara come la rucola di campo”.
E poi le giacche “Leave me not – non mi lasciare, da chiudere in un pugno e lanciare sul sedile della macchina”. Più sportive le giacche con effetto pelle di elefante “stese e finite al sale iodato da respirare a pieni polmoni”.
Per l’OUTDOOR giacche con effetto stropicciato e lavorazione goffrata “an amazing seer sucker structure, lavate, sbozzimate in rameuse, tensione fili esagerata, fat and tense in the right proportion”. Le varianti bottalate si ritrovano sia nei giubbini corti “al tuorlo d’uovo, crema bianca” con dettagli in corno, che nel chiodo tinto in botte, ridotto nella proporzione “come un brasato piemontese”. Le sahariane in cotone si snodano “come sedani al sole” con finiture umide in pelle e corno e le Full Metal Jacket,
in cotone e metallo “sono only for heroes – la fortuna aiuta gli audaci”.
Effetto alghe marine per lo spolverino “reattivo, procreativo, ready steady go, utile nel primo esercizio delle proprie facoltà motorie”. Mentre l’impermeabile Albatros, si propone nella versione double face, da usare nei momenti di crisi, due in uno “E’ meglio quando diluvia non essere soli!”. La felpa 1000 per 1000 cachemire, nasce nel 1989 e quindi “festeggerà 20 anni sul mio corpo!”.

Gli ABITI si presentano con nuove mischie, dal lino delavé “il colore scaricato al sole per abiti est-ivi sud-ivi; al “momento TrOPICO” del lino che rompe la regolarità della lana con la sua fiamma ardente “figlia del sole e del vento che passa”.
Per la sera lo smoking “Epopea, transavanguardia for an amazing paisley night out, be shiny: smile in your tuxedo!” e l’abito gessato mono-colore con una stampa trasparente per un effetto “sotto-vetro”.
Le CAMICIE respirano il colore, strette con colli lunghi, “da lavare e non stirare mai più”, con stampe spiralate in sequenza Fibonacci “espressione aurea dell’esistenza”, o con “effetto zampirone per un’estate senza zanzare”; altre ancora con disegni paisley alchemici o con righe “strappate” omaggio a Mimmo Rotella.
I PANTALONI hanno forme più asciutte, in stretch di cotone super leggero “ventun grammi, il peso dell’anima” come una seconda pelle, o in cotone arcaico e lino fiammato in uno smagliante candore; finiture in candeggina, dissoluzione di antichi disegni, entropia di un Galles.
Gli ACCESSORI rivivono tutto il micromondo cromatico e materico della collezione, dalle sciarpe estratte da lenzuola di canapa, di lino fresco “felice come i nostri nonni”, ai cappelli in fibra di mais “masticabili con il burro”.
Le scarpe sono intrecciate a mano e i mocassini in camoscio hanno dettagli Amerindi asimmetrici “la coppia non è coppia”. Sulle borse i rosoni di Chartres e Notre Dames.

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