Ethical Fashion, il progetto nato dalla collaborazione tra Alta Roma e ITC – International Trade Centre, agenzia dell’Onu e del WTO – conferma il suo impegno nel coinvolgimento delle aziende del settore moda italiane e internazionali. Vera e propria sezione all’interno della manifestazione AltaRomAltaModa, Ethical Fashion organizza un incontro dibattito sui temi della moda etica e mette in mostra le creazioni di alcuni delle realtà, tra aziende e stilisti, che hanno aderito con entusiasmo al progetto: il marchio banuq di Marina Spadafora, Mauro Pavesi e Davide Grazioli, lo stilista ghanese Kofi Ansah e Ilaria Venturini Fendi con Carmina Campus. Stilisti che, grazie anche ad Alta Roma, lavorano con piccole comunità del Cameroun, Mali, Ghana, Tanzania e Uganda per produrre una moda responsabile, compatibile con l’ambiente, che contribuisce a ridurre la povertà e a fornire opportunità lavorative.
Lunedì 13 Luglio sulle passerelle del Complesso Monumentale di Santo Spirito in Sassia sfila la collezione di abbigliamento femminile e maschile di banuq, realizzata con materiali biologici provenienti da una filiera produttiva interamente africana e coerenti con il concetto di fair trade.
Capi senza tempo – il trench, la giacca, i pantaloni – che si pongono aldilà degli stereotipi della moda etica e solidale per soddisfare le esigenze estetiche del mercato. Un design raffinato ecologicamente sostenibile che contribuisce allo sviluppo economico e sociale in Egitto, Etiopia e Tanzania.
A seguire la sfilata del ghanese Kofi Ansah, per la seconda volta sulle passerelle di Roma, che presenterà “African Summer Hi-life collection”, una collezione che con i suoi colori e forme mutuate dalla natura volto a diffondere un messaggio a favore della tutela ambientale, delle tendenze ecologiche e etiche della moda. Abiti da sera e cocktail realizzati con cotoni e sete tessuti a mano dalle popolazioni locali.
Anche Ilaria Venturini Fendi si è avvalsa della collaborazione di Alta Roma e ITC per portare avanti il suo progetto Carmina Campus in Cameroun e presenterà in anteprima nella sua boutique RE(f)USE, di via Fontanella Borghese, una selezione dei suoi “pezzi unici”: accessori, oggetti e arredi realizzati esclusivamente con materiali riciclati o di riuso.
Insieme ad Alta Roma Kofi Ansah e Marina Spadafora saranno presenti in Settembre, al Congresso Mondiale sul Cotone Organico dal tema: ‘Dalla Moda alla Sostenibilità’ ad Interlaken in Svizzera.
Una contesto prestigioso per mostrare al mondo i progressi del progetto Ethical Fashion.
Il Calendario di AltaRomAltaModa ospita suggestioni dall’Africa anche attraverso la collezione del giovane e affermato stilista Carlo Contrada, che si è avvalso della collaborazione di Annie, azienda di broderie con sede a Vicenza e a Parigi che ha fatto realizzare ricami di altissima gamma presso uno stabilimento Madagascar, caratterizzato da una grande attenzione per il territorio e gli artigiani locali.
Nicoletta Fiorucci, Presidente di Alta Roma, ha dichiarato: “ Mi rende molto orgogliosa poter assistere alla crescita di questo importantissimo progetto che in questa edizione gode del patrocinio del Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare. La Responsabilità sociale di impresa tema che mi vede da anni impegnata in prima persona assume, ancora una volta, concretezza attraverso questa iniziativa che è perfettamente in linea con i valori dell’attuale ordine economico internazionale. Auspico che tale progetto possa essere percepito nella sua reale portata dal Governo e dalla Cooperazione italiana e così avvalersi del loro prezioso contributo.”
ETHICAL FASHION: IL PROGETTO
“Ethical Fashion” è un progetto dalla collaborazione tra Alta Roma e ITC – International Trade Centre, agenzia dell’ONU (UNCTAD) e del WTO – per favorire la produzione e il consumo di moda etica. Il progetto coinvolge e sostiene le aziende che vogliono produrre moda responsabile nelle comunità più svantaggiare dell’Africa sub-Sahariana, per fornire un contributo concreto alla riduzione della povertà, all’emancipazione e al rafforzamento del ruolo delle donne, senza rinunciare alla qualità, alla creatività e allo stile dei prodotti.
Il progetto, nato nel 2008, coinvolge oggi più di 700 microproduttori africani, per la maggior parte donne. Nell’arco di 5 anni i lavoratori coinvolti arriveranno a circa 15.000. Una crescita che conferma l’interesse e le richieste pervenute dalle aziende italiane e internazionali che hanno aderito al progetto, richiedendo materiali organici o riciclati e soprattutto le capacità artigianali e artistiche tradizionali dell’Africa, continente che sin dalle avanguardie del ‘900 non ha mai smesso di affascinare i creativi di tutto il mondo.
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