E’ il colore nelle sue sorprendenti performance e nei suoi contrasti inaspettati, ad accompagnare l’uomo Malo nella prossima primavera estate.
Un colorismo avvolgente, caldo e sinuoso come solo il cashmere sa essere, che tinge di luci e ombre l’anima, sussurrandogli l’ebbrezza della vita.
Sono colori limpidi, vivaci ma mai invasivi, gli attori di suggestivi giochi cromatici in una sinusoide di sensazioni che oscillando, accarezzano e cullano la mente.
Le nuances dell’indaco, del blu violaceo, del celeste intenso, fino al verde “poison” e all’arancio “fiamma”, disegnano le forme morbide di maglie impalpabili e leggerissime.
Per la Collezione Uomo Primavera/Estate 2010, la maglieria ritorna dunque a essere elemento cardine, anima e specchio del marchio Malo.
Dai materiali più nobili prendono vita capi unici e preziosi che confermano un’attenzione rigorosa alla qualità, alla tradizione e alla sperimentazione di nuove tecniche e lavorazioni.
Cashmere super sottile, mohair e lane impalpabili, nylon e cotone makò, sono i materiali che ripercorrono tutta la collezione creando soluzioni innovative: dalle giacche destrutturate, perfette nella loro eleganza casual, ai blazer da sera, leggerissimi e versatili.
Capi adatti ad ogni occasione, pratici, moderni ma al tempo stesso sofisticati, sono i “must have” di una collezione “leisure-sport” che fa dell’eccellenza il suo elemento centrale e distintivo.
La Collezione Uomo Primavera/Estate 2010 racchiude tutta l’inequivocabile essenza di Malo: la preziosità dei filati, la ricercatezza dei dettagli e la maestria delle lavorazioni, elementi che diventano i protagonisti del “cortometraggio performance” firmato dalla celebre videomaker Ruth Hogben.
Un’esperienza visiva e non verbale, una sequenza fluttuante di immagini e di emozioni che raccontano una realtà fatta di antitesi, in uno scenografico susseguirsi di contrasti cromatici dove il confine tra corporeo/incorporeo, reale/surreale diventa quasi impercettibile.
Effetti ottici che incantano e ipnotizzano, rimandano lo spettatore ad una dimensione parallela, astratta, in cui è possibile lasciarsi avvolgere dalla “soffice inconsistenza” dei sogni.
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