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Ansia e Attacchi di panico? Ne parliamo con lo Psicologo, il Dott. Mauri

“Viviamo in una società sempre più veloce, che ci porta ad una vita frenetica, intensa, dove anche le emozioni vengono vissute in un battito di ciglia, e dove i punti di riferimento, spesso troppo fragili vengono a mancare. Un mix che scatena ansie, paure e nevrosi. Sempre più italiani , ma non solo, combattono contro ansia, depressione e attacchi di panico, uno dei malesseri più diffusi della società moderna”.

Ne parliamo con un esperto del settore, il Dott. Manuel Mauri, psicologo/psicoterapeuta esperto in disturbi d’ansia, fobie ed  attacchi di panico.

Dopo la Laurea in Italia, scelse come molti suoi colleghi, di continuare le sue ricerche in Psicologia Clinica, Psicoterapia e Ipnoterapia, oltreoceano, presso la Milton H. Erickson Foundation a Phoenix in America.

Una vera vocazione, quella del Dott. Mauri, che lo vede esperto anche in Psicologia dello Sport, tanto che è spesso ospite in televisione nella trasmissione di Rai1 Sport “Serata Cinema” dove con ferma autorevolezza e disponibilità analizza situazioni ed emozioni legate al mondo sportivo.

Lo incontriamo nel suo studio di Milano e ci accoglie con estrema disponibilità. Gentile, cordiale, sorridente ed umano ci aiuta a capire i disagi del mondo moderno con semplicità e professionalità.
I suoi titoli di studio, le sue specializzazioni, le sue esperienze all’estero sono appese alla parete, ma nemmeno le noti, a conquistarti sono la sua calma e la sua cortesia.
Uno psicologo diverso, a cominciare dal suo sito internet, dove non trovi analisi astratte, ma casi veri: “mi piace prendere una storia, raccontarla, perché in molti ci si possona rivedere”.

Dott. Mauri, esiste un rimedio al male di vivere della società moderna? Una terapia che guarisca o almeno limiti il disagio?
“Sì, una delle ultime frontiere della psicologia vede nell’ipnosi una valida chiave di volta per superare i disagi emotivi e ritrovare la serenità e la voglia di vivere. Ansia e panico, sono sola la punta di un iceberg di malesseri quotidiani spesso, troppo spesso, trascurati”.

Si possono vincere ansia e attacchi di panico?
“Assolutamente sì, con i giusti strumenti  di disagio ed uno specifico percorso individuale”.
 
Come si fa?
“Bisogna imparare a calmare la mente. Nel 2009 stavo svolgendo una ricerca presso un ospedale di Milano, l’argomento della mia ricerca era quello di vedere se fosse possibile lavorare su diverse persone con l’ipnosi e, attraverso delle procedure specifiche per calmare la mente, se queste potessero avere un effetto sui sintomi e sulle problematiche delle diverse persone. Il presupposto dal quale partivo era questo: se le persone acquisiscono una maggior lucidità mentale e calma interiore possono gestire meglio le proprie problematiche ed uscire più facilmente dai propri problemi. Così facendo ho sperimentato queste procedure su un campione di persone con problematiche diverse  che si sono rese disponibili a delle sedute di ipnosi. Al termine della mia ricerca ho valutato gli effetti positivi che avevano  le diverse procedure ipnotiche per calmare la mente e gli effetti che avevano sulla capacità delle persone di affrontare i propri problemi”.

A cosa sta lavorando?
“Mi sto occupando di una ricerca iniziata durante la mia specializzazione, quando negli ospedali in cui facevo tirocinio notavo che le persone hanno due emozioni prevalenti, la rabbia e la tristezza”.

Le persone sono un misto di rabbia e tristezza?
“Sì, in realtà le emozioni prevalenti sono cinque: gioia, paura, disgusto, rabbia e tristezza. Ma nella società moderna sempre più spesso a prevalere è l’associazione di queste ultime due”.

Che conseguenze può provocare questa associazione di emozioni?
“L’essere arrabbiati, tristi, porta ad essere perennemente insoddisfatti, quindi scatena una sottile malinconia, che a volte nemmeno viene diagnosticata”.

Mi può spiegare meglio?
“Durante il mio tirocinio di specializzazione presso un ospedale di Milano vedendo tante persone con diverse problematiche mi sono chiesto: ma al di là dei problemi singoli è possibile fare qualcosa che possa ,almeno nelle fasi più acute, essere utile per tutti?
Mi sono occupato di questo con un lavoro sulla distimia, una forma leggere di depressione o come la definisco io la “tranquilla disperazione”, ciò una condizione di malessere così diffusa tra le persone da essere ormai sottovalutata perché non è accompagnata da sintomi depressivi forti. E’ una sorta di cattivo umore che non arriva alla depressione vera e propria ma che accompagna la giornata delle persone che ormai la considerano una condizione normale.
Vedendo tante persone che ne soffrono sono giunto alla conclusione che il non riuscire a dare un “significato” a quello che facciamo nella quotidianità vivendo quasi di comportamenti che non sentiamo nostri, genera questo stato di frustrazione in moltissime persone”.

Come se ne esce?
“Prima si diagnostica il problema, lo si analizza, e poi si sviluppa la competenza per far fronte al problema e superarlo.

Ci può aiutare con un esempio?
“Arrivano mamme con il figlio che va alle elementari, è la maestra a consigliare un consulto con un esperto perché il bambino ha difficoltà a concentrarsi.
Ora il bambino non è che non si concentra perché non vuole il problema è che non ci riesce perché non sa come fare.

Dire a un bambino “concentrati” a chi soffre d’ansia “calmati” e a che soffre di depressione ”tirati su” non basta, non utile e può invece far sentire l’altra persona non capita e sola.

L’esempio è su un bambino con problemi di concentrazione, ma vale allo stesso modo per gli adulti con problemi di ansia e depressione, molte sono consapevoli di avere un problema ma nono sanno di cosa hanno bisogno per superarlo.
Chi prova ansia ad esempio ha generalmente la tendenza ad ingigantire i problemi e minimizzare le propria capacità di farvi pronte. In questi casi sviluppare l’abilità di ridimensionare le cose aiuta a provare meno ansia.

Non sempre l’analisi risolve però…
“L’analisi serve a sviluppare la consapevolezza del problema e questo è fondamentale perché alcune persone non si fermano mai presi dalle richieste degli altri e non si prendono un momento per se tessi per sentire come stanno.

Dopo l’analisi il passo successivo è quello di vedere quali abilità occorrono alla persona per superare il problema specifico ad esempio staccare mentalmente per evitare di finire ossessionati da un pensiero o una paura e, grazie all’ipnosi, riuscire a farlo.

Come funziona?
“In ipnosi porti la persona a raggiungere un grado di serenità dove la mente è così lucida e calma che può assorbire profondamente le informazioni che le occorrono. Questa condizione mentale è l’ideale non solo per sviluppare competenze specifiche ma anche per capire come interpretare la realtà in modo da riuscire a superare un problema.
Molte persone sono intimorite dall’ipnosi perché pensano che sia un’esperienza sconvolgente, dove perderanno il controllo e faranno cose sconvenienti e imbarazzanti.

In realtà, l’ipnosi non è altro che una condizione naturale che si verifica spontaneamente in diversi momenti della vita quotidiana e che può essere utilizzata nel pieno rispetto delle esigenze e delle capacità della persona.”.

Come riesce il paziente a rilassarsi totalmente?
“Prima dell’ipnosi bisogna instaurare un rapporto di fiducia con la persona. Attraverso questo il paziente deve sentire che la persona che ha di fronte potrà capirlo, che sa cosa sta passando e che ha gli strumenti giusti per guidarlo nel suo percorso. La seduta dura circa un’ora.”.

Per gli scettici? E’ possibile provare gratuitamente l’ipnosi del Dottor Mauri cliccando qui

Cosa aiuta avere una vita serena?
“Sentire che quello che faccio ha un significato e un valore, avere relazioni con gli altri mantenendo dei propri spazi di libertà, e saper anche dire di no”.

Non è facile…
“Assolutamente no, il saper dire di no è una delle problematiche più diffuse, tanto che i miei pazienti spesso mi chiedono “e come faccio?”.
Lo so non è facile e proprio per questo bisogna fargli vedere come fare perché non è possibile assecondare sempre tutti e stare bene.
Non esiste una risposta unica, va analizzato ogni singolo caso, ma sicuramente il saper dire di no aiuta a crescere dentro”.

Come vive il suo lavoro?
“Per me non è solo un lavoro, ma una passione, cerco di essere il più umano possibile e di ricordarmi che di fronte a me non ho pazienti ma altri esseri umani.
Ho provato a essere solo professionale e distaccato, è stancante, e se non metti in gioco il tuo lato umano non riesci a creare una condizione che permetta al paziente di stare bene”.
Di Emilia Santelia

Redazione

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