New York Memories ‘Arte e attivismo’: un tributo ad ACT UP.
10.000 guanti gialli contro l’Aids; Venezia, 1 dicembre 2009
Il 1° dicembre 2009, in occasione della Giornata Mondiale contro l’Aids, Venezia sarà invasa da 10.000 adesivi e 150 manifesti che riproducono l’immagine di due guanti gialli. I manifesti sono affissi in città da oggi 25 novembre fino al 5 dicembre, gli adesivi saranno distribuiti nel centro storico per tutto il mese di dicembre. Yellow Gloves è la prima tappa del progetto New York Memories che celebra ACT UP, il collettivo di attivisti e artisti gay nato a New York nel 1987 in risposta alla crisi dell’Aids. New York Memories è ideato da Tommaso Speretta, Andrea Goffo e Claudia Zini e realizzato in collaborazione con la Fondazione Claudio Buziol. Il lavoro grafico è dell’illustratrice Elena Xausa.
I guanti gialli sono un elemento simbolico nella storia di ACT UP. Durante una delle prime dimostrazioni, i poliziotti li indossano per evitare il contagio con i manifestanti sieropositivi. Da segno di ignoranza e repressione diventano per i membri del collettivo un emblema della lotta contro il panico scatenato dall’epidemia. Riscoprire quell’immagine così evocativa e reinserirla oggi in un contesto pubblico ha l’intento di attualizzare un’esperienza d’arte e attivismo, in Italia ancora poco conosciuta. Scegliere dei supporti economici come adesivi e manifesti, un linguaggio immediato e un approccio diretto significa operare nello spirito di ACT UP.
Dalla fine degli anni Ottanta ACT UP (acronimo di AIDS Coalition To Unleash Power, letteralmente “coalizione per scatenare il potere”) organizza dimostrazioni pubbliche più vicine alle performance artistiche che alle tradizionali manifestazioni politiche, boicottaggi, proteste, sit-in e campagne mediatiche. All’interno di ACT UP nascono tra gli altri i collettivi Gran Fury, Little Elvis, Testing the Limits, DIVA TV e lavorano artisti come Donald Moffet, David Wojnarowicz, Felix Gonzalez-Torres e Zoe Leonard.
I membri del collettivo si rivolgono al potere politico ed economico, ai mass media, al mondo dell’arte e al grande pubblico. Usano linguaggi e tecniche rubati alla pubblicità e al marketing e supporti di facile diffusione come poster, spillette, t-shirt e adesivi. Le loro operazioni combattono l’informazione distorta dei media, modificano le coscienze e ottengono risultati concreti sul piano delle politiche pubbliche e delle cure mediche.
Il 1° giugno 1987 durante la Terza Conferenza Internazionale sull’Aids un gruppo di attivisti protesta contro l’inerzia della politica di Ronald Reagan. 64 sono i manifestanti arrestati dai poliziotti che indossano guanti di gomma gialli per paura del contagio. Al grido di “i vostri guanti non si abbinano alle vostre scarpe, lo vedrete al telegiornale” gli attivisti di ACT UP, con rabbia e ironia, denunciano l’abuso e l’umiliazione subiti. Filmano gli arresti e distribuiscono le immagini ai mass media per testimoniare l’assurdità delle politiche di ordine pubblico, sfidare l’opinione comune, combattere il clima di terrore.
Le due braccia incrociate chiuse a formare un cerchio riprodotte nel disegno di Elena Xausa per New York Memories esprimono l’idea di resistenza e di lotta al silenzio.
Il claim “Our gloves don’t match indifference” (“I nostri guanti non si abbinano all’indifferenza”) riattualizza il messaggio di ACT UP e dimostra l’importanza di quell’esperienza.
Il 1° dicembre 2009 non è una data qualsiasi ma il ventennale del primo Day With(out) Art. Ideato dall’organizzazione americana Visual AIDS, è la giornata di mobilitazione della comunità artistica per sensibilizzare l’opinione pubblica sulle tematiche legate al virus dell’HIV. L’arte, fuori dai musei e dalle sedi istituzionali, diventa una forma di attivismo politico e sociale.
Lo slogan di ACT UP “Silenzio = Morte” reso celebre dall’installazione al New Museum di New York è oggi ancora valido. Yellow Gloves è solo il primo passo di un progetto più articolato che si svilupperà nei prossimi mesi e si concluderà il 1° dicembre 2010. Lo scopo è contribuire alla costruzione di una memoria condivisa e dare inizio al racconto di una storia collettiva.
La Fondazione Claudio Buziol ha sostenuto il progetto.
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