Ho pensato a Paska Devaddis donna bandito, donna mito costretta alla macchia suo malgrado. Coinvolta per amore nella famosa disamistade (faida) dei Corraine di Orgasolo del 1905 è la leggenda della donna virago, della vergine amazzone che fiera passava a cavallo in paese sfidando la fazione opposta e le forze dell’ordine. Morta di tisi e di stendi dovuta alla vita randagia che conduceva viene riportata dai banditi, compagni di vita, nottetempo in paese rivestita del suo abito da sposa, abito che mai indosserà. QUello che mi interessa e’ sottolineare il contrasto fra la dolcezza mite di Paska e la forza bruta tipica dei balentes. Fra la femminilità innata e il rigore maschile imposto. Tra il romanticismo e il rustico,tra il decoro e la severità.
Lei si abbiglia con cappotti maschili rattoppati con inserti di pelliccia cosi vitali per affrontare le notti all’addiaccio. Cappotti trovati, smontati e ricuciti su misura di donna, esile e minuta. Pellicce, una volta importanti e ridondanti, ora scomposte e riassemblate per necessità e forse per diletto. Indossa gioielli preziosi e importanti a testimoniare l’appartenenza al suo uomo, obbligato a essere bandito e incarcerato ingiustamente.
Gioielli sardi, metallerie, pizzi, orpelli che identificano, che testimoniano "Sono io Paska, la donna di Corraine".
Fiera amazzone che cavalca per le campagne, foreste e dirupi Paska si veste di dolci abiti di pizzo Chantilly e di devorè preziosi. Abiti che nascosti si insinuano da grandi mantelle enormi e avvolgenti che copronno e difendono dal freddo e dai pericoli. Oppure si veste a strati Paska, donna che vaga senza ormai casa, porta tutto addosso. Cappa, maglia over, gonna a pieghe, gilet e guanti tutto addosso, unico tesoro materiale che ormai possiede.
Tanti tweed, chevron, jacquard, panno double, velour, lane cotte infeltrite, lane con cimosa rigata. Gessati melanges, sale e pepe, ottaman lurex, spinati double mohair, broccati tappezzeria, fil coupè fluidi, jacquard geometrici, devorè tor sur ton e dipinti a mano.
Palette polverosa dei grigi più touche di corallo e verde salvia. Ancora l’avorio insieme al nero, tanto nero.
Le pellicce e i cappotti sono pezzi unici. Capi originali vintage recuperati e ricostruiti.
Antonio Marras
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