Un uomo e una donna si incontrano. Diventano amanti, si inseguono. Si mancano e si sfiorano costantemente. Il senso di incompiutezza è struttura portante e significato primario di “In The Mood For Love” il capolavoro “manieristico” firmato Won Kar Wai. Le figure imprecise, le tende palpitanti, le luci dorate, le piogge improvvise, il bagliore degli anelli nuziali sulle dita che si sfiorano appena.“Ricordare è meglio che vivere” La Tiger Lady Jo No Fui, elegante e sottile come un giunco, nelle sue vesti orientali, trasmette la febbrile sofferenza di chi esita a concedersi, manifestando il retrogusto malinconico delle cose che avrebbero potuto essere e non sono state. Un gioco di seduzione fatto di una sensualità celata dietro un velo di pizzo, che a volte svela e a volte cela un ombroso glamour, costruito sulla preziosità di un opulenta scelta di tessuti, che come il frenetico caos delle metropoli orientali si susseguono con incalzante frenesia.
Superfici preziose si modellano in capi dall’allure ‘70, dove la figura del Drago, stereotipo di una donna asiatica misteriosa e ammaliatrice, si manifesta su sete jacquard – come vecchi arazzi cinesi – che rivestono micro borse gioiello come piccoli bauli contenenti preziosi segreti o su sete lussureggianti dove castigati chemisier accarezzano il corpo sottile, ondulante al passo esitante su tacchi altissimi. Le stampe animalier creano un susseguirsi di immagini cariche di malinconia, su over dress in seta jacquard dalla precaria costruzione, come vecchi tendaggi trattenuti sul corpo da cordoni e frange tappezzeria, che in maniera istintiva, si attorcigliano per poi cadere col peso di ciondolanti nappe gioiello.
La stessa stampa animalier ingigantita su georgette di seta, si libera creando un effetto mimetico per interpretare abiti e bluse dall’appeal bohemien, mentre stampata su pelliccia, si sfuma, mixandosi a strisce di mongolia brinata per maxi gilet Shaggy.
Il pizzo di seta stramato come se fosse usurato dal tempo, si appoggia sulle stampe creando effetti velati, conferendo un allure che parla di un eleganza timida ma lussuosa, svelando accenni di pelle sul decolleté o sulle maniche di educati china-dress. Gli stessi diventano preziosi tulle, incrostati da antichi motivi floreali realizzati da fili metallici in diverse tonalità d’oro e argento sbiaditi, mischiati a tenui tonalità rosate, che si ritrova su una delicata stampa a micro- pois, dai volumi aerei creati da un indisciplinato susseguirsi di balze taglio vivo intervallate da leggerissimo pizzo.
Bluse e abiti in total black si incrostano di monete e perle regalando suggestioni legate a sonorità mistiche, metalli che ritroviamo in macro-incrostazioni, composte da boule in filigrana ossidate, su revers e polsi di cappotti marinari dal taglio maschile, addolciti da inserti in seta jacquard o su caban che ricordano i càmici Qipao. L’incedere altero è caratterizzato da tronchetti con fascia obi e sandali con platform design ispirati agli Okobo, attinti dagli archivi Diego Dolcini.
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