I lavori già avviati in Porta Nuova, Varesine, Isola e negli altri quartieri, procedono a pieno ritmo. La Nuova Sede invece risulta già terminata, con grande meraviglia dei cittadini per l’efficienza e la velocità della maestosa realizzazione. Non rimane che fare delle foto del lavoro svolto per documentare il mondo, che vedrà Milano come protagonista del grande evento del 2015. Alcuni scatti fotografici dall’artista Luigi Lanaro hanno immortalato invece, le varie fasi di alcuni cantieri in costruzione. Gli ingrandimenti di queste fotografie diventano, nelle mani dell’artista, il supporto per i suoi "interventi" ovvero per i suoi "segni". Ancora una volta la ripetizione differente del segno, inconfondibile caratteristica della tecnica di Lanaro, diventa uno strumento attraverso il quale l’artista ci propone Milano storicizzata; ossia immortalata durante la fase dei lavori, con scatti trasformati in oggetti di creatività artistica. Una collezione di sessantadue miniopere di cm 20 x 20, è stata realizzata con vernici su ingrandimenti fotografici. Il colore del segno è stato scelto in base ad una particolarità del singolo cantiere e diventa caratteristica dei piccoli pannelli ottenuti. Alcune opere, presentate dopo la loro realizzazione ai soci di "Altrospazio" – associazione culturale di arte e musica -, vengono ora per la prima volta esposte al pubblico ed utilizzate per dar vita ad una grande e suggestiva installazione presso Amy-d Arte Spazio di Via Lovanio 6 a Milano. L’intera collezione è composta da pezzi unici per i quali non vengono previste riproduzioni in futuro. Ogni elemento è stato progressivamente numerato e firmato sul retro. Inconfondibile e ben evidente la firma sul fronte, con la quale Luigi Lanaro dal 2001 identifica le sue opere: due mele d’oro e una d’argento, ordinatamente in fila, prendendo spunto da una delle più belle metafore scritte da Ovidio.* Gli scatti sono stati effettuati durante l’estate 2009 e successivamente elaborati dall’artista.
I SEGNI DI LUIGI LANARO
Se è vero che un artista riproduce infinite volte se stesso – o una parte di sé – attraverso le sue opere, c’è da chiedersi quale personalità complessa e affascinante contraddistingua Luigi Lanaro, un pittore che attraverso i suoi segni non ci invita, ma ci obbliga, a entrare nel suo particolarissimo e sensibile mondo.
In un labirinto di materiali, forme e colori differenti, a volte simili, ma mai uguali, che si intrecciano creando figure e percorsi più complessi, la pittura di Lanaro è soltanto il veicolo di una carica emozionale ben più ampia, il mezzo attraverso il quale egli non va alla scoperta del mondo, ma grazie al quale il mondo diventa “suo”. Sembrano arterie, i suoi segni. Sembrano rami, foglie, binari, strade, ossa, croci, ali spiegate. Sembrano piccoli elementi di congiunzione o frammenti di un universo infinito e inspiegabile.
Non sono semplicemente quadri, le sue opere. Sono occhi, finestre, porte, muri, specchi, labirinti, fotografie, mappe sulle quali individuare un percorso sottile o scatole dove trovare (o ritrovare) persino se stessi. In un mondo dove l’esteriorità sembra essere l’elemento dominante, dove si pone attenzione alla forma fine a se stessa e sempre meno si va alla ricerca della poesia dell’emozione, la pittura di Luigi Lanaro ci conquista furbamente, lasciandoci credere di essere dinanzi a un gioco di cromatismi e geometrie da osservare senza troppo coinvolgimento.
Eppure c’è sempre un particolare, quel particolare che ci invita a una riflessione, a una introspezione forte, a un percorso intimo e suggestivo; quel particolare che obbliga a porsi delle domande e a darsi delle risposte. L’arte di Luigi Lanaro è innanzi tutto scelta sapiente delle tecniche espressive che, di volta in volta, spiegano – o tentano di spiegare – la sua incredibile forza immaginaria e il suo universo, guidandoci in un percorso che sembra non avere mai una fine, ma solamente un fine: regalare un’emozione.
Francesco Aprile
In mostra fino al 30 Luglio
dal lunedì al giovedì
dalle h. 10:00 alle h. 18:00
gradito appuntamento
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