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Gabrio Gentilini, il ballerino di Dirty Dancing ci racconta il suo look e la sua vita

Abbiamo incontrato Gabrio Gentilini, il protagonista del grande successo di questa stagione teatrale, “Dirty Dancing”, in scena fino al 28 dicembre al Teatro Nazionale di Milano, con all’attivo un record di oltre 75.000 biglietti già venduti in nemmeno un mese di repliche.
Nonostante la giovane età, 26 anni appena compiuti, Gabrio è uno dei protagonisti più affermati del panorama teatrale italiano, un attore dalle grandi doti interpretative, un ballerino dalla tecnica eccezionale e un cantate solista con lo spirito e l’anima del crooner, rivelato nel tour dello spettacolo delle Sorelle Marinetti; insomma, un’artista completo come davvero pochi se ne trovano a questi livelli.
Durante il nostro incontro ci siamo resi conto immediatamente che quello davanti a noi non è solo un grande artista ma un uomo profondo, generoso nel condividere, appassionato della sua arte e meravigliosamente attaccato ai suoi bellissimi sogni.  Un grande esempio per tanti giovani (e non solo), in un momento in cui i riferimenti a cui rivolgersi sono sempre più evanescenti e confusi.

Con il protagonista di “Dirty Dancing”, Johnny Castle, stai facendo sognare milioni di spettatori. Lo stesso è stato con Tony Manero ne “la Febbre del Sabato Sera”, di cui sei stato l’interprete prima di “Dirty Dancing”. Il tuo lavoro è speciale: fai sognare le persone. Come ti approcci a questo? Ci sono particolari artisti che ti ispirano o ti hanno ispirato?
Fare sognare gli altri per me è la cosa più bella. Essere un artista non è solo esibirsi; io credo che come artisti abbiamo il “dovere” di trasmettere qualcosa a chi ci guarda o ci ascolta, regalare loro emozioni e speranze attraverso la storia che stiamo loro raccontando. Sapere che le persone escono da teatro dopo due ore e mezza in cui hanno potuto dimenticare i problemi, le preoccupazioni e i pensieri è una cosa bellissima per me e mi impego sempre al massimo per dare qualcosa di positivo al pubblico. So che solo il fatto di vedermi a 26 anni su quel palco, in questo caso quello di “Dirty Dancing”, per molti giovani è un’ispirazione e una fonte di speranza e non dimentico mai che il mio lavoro è anche un buon esempio per tante persone, un esempio di come si possono raggiungere certi obiettivi lottando e non smettendo ma di credere nei propri sogni. Credo che questo non sia solo un lavoro; per me è una necessità di espressione, quasi una “missione” con un valore più umano e spirituale, una continua ricerca di un miglioramento non fine a se stesso ma appunto alla comunicazione e alla condivisione di emozioni con il pubblico.

Ci sono particolari artisti che ti ispirano o ti hanno ispirato?
In generale trovo molta ispirazione in quegli artisti che riescono a unire le persone che li guardano, motivano e caricano le persone creando energia positiva e formando vere e proprie comunità di fan che si uniscono in gruppi, anche virtuali. Sono per esempio le grandi star come Beyoncè e Lady Gaga, che con la loro arte regalano emozioni, trasmettono qualcosa di loro stesse che può essere utile alle persone in varie situazioni della loro vita.

Quanti sacrifici ha comportato e comporta il tuo lavoro?
I sacrifici ci sono però le soddisfazioni e la motivazione a fare sempre meglio li superano. Solo nell’ultimo anno ho cambiato casa quattro volte, oggi sono qui e domani non lo so. Se da un lato questo ti rende sempre pronto a rimetterti in gioco dall’altro fa sì che sia difficile formare legami stabili. E’ una condizione di precarietà per cui magari per alcuni mesi lavori intensamente e a pieno ritmo e, appena finiscono le repliche, ti ritrovi a non fare nulla per un periodo indeterminato fino alla scrittura successiva, che non sai ma quando arriverà. Spesso mi pesa la lontananza dalla famiglia, che vive nella mia amata Romagna, il non potere vedere crescere i miei splendidi nipoti. Appena posso li raggiungo ma il lavoro non mi consente di potere essere presente quanto vorrei. A livello di sacrifici più “fisici”, il tenermi in forma e la palestra in realtà non mi pesano, anzi sono un piacere; anche le prove, seppur pesanti, non sono un sacrificio perché ballare, cantare e recitare è proprio quello che amo fare. Quello che forse mi pesa un po’ di più è il dovere nutrirmi molto per rimanere nella giusta forma fisica.

Come ti sei accorto che questa era la tua strada? E’ stata una consapevolezza improvvisa o maturata nel corso del tempo? E come hai superato i momenti di sconforto, se ci sono stati?
A 14 anni ho deciso di lasciare il basket che portavo avanti da alcuni anni e di mettermi a studiare seriamente danza, canto e teatro e da lì non ho avuto più dubbi. Quella era ed è la mia strada, lo sento ogni giorno, non mi sono mai arreso, ci ho sempre creduto e continuerò a farlo con lo stesso amore e convinzione. Non è stato facile dire per esempio agli amici del basket che li lasciavo per studiare danza, era una cosa strana, soprattutto per un ragazzino di provincia, ma sentivo che era quello che dovevo fare. E devo dire che non ho mai sofferto di grandi prese in giro o forti opposizioni. La mia famiglia poi è sempre stata stupenda; mi hanno sempre appoggiato e dato forza con la loro presenza, mi hanno lasciato fare tutto quello che volevo. Sono totalmente estranei a questo mondo e invece di mettermi dubbi o tentare di dissuadermi hanno riconosciuto la mia passione e mi hanno aiutato ad alimentarla e farla crescere bella e sana. Sarò sempre loro grato per questo e quando li so in platea a un mio spettacolo a vedermi mi si riempie il cuore di gioia e forza.

Come passi il tuo tempo libero? Il teatro ti piace anche da spettatore e lo frequenti fuori dal lavoro?
Nel tempo libero frequento pochi e veri amici, sto tranquillo con loro a ridere e scherzare. Una buona compagnia a cena, o anche solo in casa sul divano, è quello che mi piace e mi rilassa di più. Cerco poi di trattare bene corpo e mente, andare alle terme, trovare insomma occasioni di relax e benessere. E appena posso torno in Romagna dai miei genitori, dai miei fratelli e dai miei nipoti.
Quando riesco vado a teatro e al cinema, ma nei periodi di lavoro è difficile perché sono in scena praticamente ogni sera e nei weekend anche al pomeriggio.

Cosa ti colpisce in un’artista? E in una persona?
Quello che mi colpisce sempre e subito è la luce di una persona, che sia un artista o no, quello che io definisco lo “shining”. Apprezzo sempre il talento, in chiunque lo ritrovi, ma non è quello che mi colpisce: è la luce con cui una persona traghetta nella vita questo talento che le è stato donato, cercando di trasmettere luminosità agli altri. Anche nelle persone amo questo tipo di luce che non è esuberanza, l’essere sempre al centro dell’attenzione; può averla anche una persona che sta zitta, che non cerca di essere sempre in primo piano ma che risplende di luce propria e non rilessa, che con la sua semplice presenza riesce a incuriosirmi, a invogliarmi a scoprirla.

Quanto dei tuoi personaggi della scena porti nella vita di tutti i giorni? Ti capitano situazioni in cui ti accorgi che spunta qualcosa di Johnny Castle o Tony Manero?
Tutti i personaggi che interpreto partono da me e quindi c’è tanto di me in loro. Devo dire che personaggi forti come Johnny Castle e Tony Manero mi hanno aiutato a scoprire lati di me che non avevo mai esplorato e acquisire una certa sicurezza anche in diverse occasioni della mia vita privata; ho notato che in certe situazioni estraggo da loro alcuni comportamenti o emozioni che faccio miei e mi consentono di essere più sicuro di me stesso.

Il tuo pubblico cresce di giorno in giorno; i tuoi fan sono sempre più numerosi e calorosi. Come vivi il rapporto con loro?
Il rapporto con i fan è una cosa bellissima che mi riempie di gioia. E’ sempre strano vedere che tanta gente ti scrive sui social, cerca un contatto, ti fa sentire speciale. Ti fa capire che allora forse quello che stai facendo lo stai facendo nel modo giusto ed è la ricompensa più bella per me. Cerco sempre di esserci e rispondere a tutti. E’ quell’aspetto del valore umano e spirituale di questo lavoro di cui parlavo prima. Insomma, una cosa bellissima.

Quali sono i tuoi progetti futuri?
Ho diversi bei progetti in cantiere a cui sto lavorando. Sicuramente vorrei portare avanti la mia collaborazione con le Sorelle Marinetti. Nel loro spettacolo ho avuto il ruolo del cantante solista ed è stata una bellissima esperienza che mi ha insegnato e dato tantissimo, professionalmente e umanamente.

Come sogni di essere tra 10 anni? E cosa ti auguri in generale per il teatro musicale in Italia?
Mi vedo più affermato professionalmente, con esperienze importanti non solo nel teatro ma magari anche nel cinema e nella televisione. E poi mi vedo innamorato, con una persona accanto con cui condividere i traguardi raggiunti e tanti nuovi sogni.
Per il teatro musicale in Italia ho tante speranze positive; credo che il successo di uno show come “Dirty Dancing” ci stia insegnando che la gente, quando è chiamata a vedere titoli come questi, c’è e risponde. La situazione generale di crisi è difficile ma tutti vogliamo sempre sognare e il teatro proprio questo ci regala. Sono fiducioso che tra una decina d’anni il panorama del teatro musicale in Italia sarà ancora più importante e sono davvero orgoglioso e onorato di fa parte di uno spettacolo come “Dirty Dancing”, che sta portando a teatro tanta gente. Un successo di tutto il cast e di tutte le tante persone che lavorano ogni giorno duramente dietro le quinte.

Quale è il tuo rapporto con la moda? Come ami vestirti nel tempo libero? E per un’occasione particolare invece?
Non seguo particolari mode. Mi piace vestirmi in modo curato, sempre senza eccessi. Ho un look molto basic, molto sporty casual nella vita di tutti i giorni. Mi piace stare comodo e sentirmi sempre a mio agio in quello che indosso. La sera difficilmente sono molto elegante, deve esserci un’occasione molto importante perché lo sia; altrimenti preferisco abbinare una bella giacca a un jeans e a una scarpa casual.

Alla fine della nostra chiacchierata Gabrio ci mostra alcune sue foto e vediamo che oltre a un artista di grade qualità e un uomo di profondità rara, potrebbe anche essere un perfetto modello per la moda. Ecco a voi qualche scatto.

Photo credit: Ivan Nacar

Redazione

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