La pancia gonfia può essere molto fastidiosa e provocare sintomi spiacevoli e dolori nella nostra vita quotidiana. Il problema riguarda sempre più persone, cosa che dobbiamo attribuire soprattutto ad abitudini alimentari errate.
Una delle cause più frequenti della gonfiore è la ridotta motilità intestinale, da attribuirsi ad uno stile di vita sedentario, che come conseguenza porta alla formazione eccessiva di gas.
Altra causa frequente di pancia gonfia è quando, a causa di digestione e assorbimento insufficienti, una parte significativa di cibo non digerito rimane nell’apparato intestinale e viene poi disintegrato dai batteri intestinali. Come prodotto di questo metabolismo si producono gas intestinali in grande quantità, e di conseguenza può formarsi un gonfiore intestinale. Questo gonfiore talvolta può essere sintomatico di altre patologie, infatti non è raro che dietro una cattiva digestione si nasconda un’allergia al glutine, un’insufficienza dell’isola di Langerhans o un’intolleranza al lattosio.
In genere la pancia gonfia si verifica anche quando il funzionamento dell’intestino tenue è ostacolato, condizione che spesso si presenta come complicazione di una qualche operazione precedente, oppure conseguenza di una stitichezza grave, che dura da molto tempo.
Può anche succedere che sia la conseguenza di un’ostruzione funzionale, cioè quando i muscoli dello stomaco o dell’intestino non funzionano bene e non sono capaci di assistere in tutto e per tutto i processi di digestione.
Insomma, qualunque sia la causa del vostro problema, possiamo provare a risolverlo, cambiando qualche abitudine errata.
Alimenti che provocano pancia gonfia
Il primo passo per un addome più piatto è eliminare, o ridurre al minimo, i cibi che aumentano l’effetto a palloncino: no a quantità eccessive di sale, alimenti conservati, bibite gassate e dolcificanti. Al posto dei prodotti industriali impariamo a preparare a casa bibite rinfrescanti. Per avere un tè dissetante e dal gusto naturale, basta inserire due o tre bustine in una bottiglia d’acqua da lasciare in frigorifero per tutta la notte.
No allo zucchero
Cerchiamo di cambiare le abitudini alimentari partendo dal caffè al mattino, che va bevuto assolutamente amaro. Non solo per la dieta, anche perché è più buono. Se all’inizio vi sembrerà di bere qualcosa con un sapore strano, poi vi ci abituerete e vi sembrerà impossibile tornare indietro.
Sì a frutta e verdura
Via libera a insalate a base di radicchio, lattuga, finocchio, zucchine, dal potere drenante e diuretico. Per evitare la pancia gonfia non bisogna però concludere il pasto con la frutta: meglio consumarla lontano dai pasti, per merenda o come spuntino di metà mattina. Centrifugati e frullati, ricchi di vitamine, sali minerali e acqua, drenano grazie alle proprietà diuretiche.
Non esagerare coi farinacei
Spesso si tende a esagerare con la pasta, facile e veloce da preparare: impariamo invece a alternare con farro, grano saraceno, miglio, quinoa e riso, facilmente digeribile e dall’alto potere saziante, in grado di influire positivamente sul funzionamento dell’intestino.
Mangiamo lentamente
Quando mangiamo, anche se è solo per un pranzo veloce, evitiamo di divorare tutto in fretta, magari in piedi, impariamo invece a godere del piacere del cibo, masticando lentamente lentamente.
I carciofi
La tintura madre al carciofo, da prendere dopo i pasti, aiuta a digerire evitando la sensazione di gonfiore. Bardana, betulla e tarassaco possono contribuire a disintossicare e sgonfiare: il prodotto si chiama cytafu ed è un ottimo depurativo epatico, perché stimola oltre la purificazione dell’organo anche la produzione di bile. Non ha controindicazioni e gli effetti benefici sono appunto una depurazione epatica utile in caso di affaticamento del fegato, dipendente da un’alimentazione scorretta o da un uso eccessivo dei farmaci…
La posologia è di 30 gocce di tintura madre in poca acqua dopo i pasti per almeno due volte al di.
Bisogna assumerla per almeno due-tre mesi.
Insomma, settembre è il mese dei buoni propositi, allora iniziamo a smaltire la “pancetta”.
Di Raffaella Ponzo