Nella passata sfilata a dominare le passerelle era stata la Tiger Lady Jo No Fui, elegante e sottile come un giunco, nelle sue vesti orientali, trasmette la febbrile sofferenza di chi esita a concedersi, manifestando il retrogusto malinconico delle cose che avrebbero potuto essere e non sono state.
Dove la figura del Drago, stereotipo di una donna asiatica misteriosa e ammaliatrice, si manifesta su sete jacquard – come vecchi arazzi cinesi – che rivestono micro borse gioiello come piccoli bauli contenenti preziosi segreti o su sete lussureggianti dove castigati chemisier accarezzano il corpo sottile, ondulante al passo esitante su tacchi altissimi.
Per questa collezione, autunno inverno 2011/12 vince il fascino discreto di Jo No Fui.
Era il 1972, anno in cui Luis Buñuel descriveva la borghesia annoiata, viziata, decadente degli anni ‘70, ma pur sempre elegante e snob. Nello stesso anno sono nata da una madre giovane, affascinante e ”borghese” che ha determinato con il suo stile la mia formazione estetica; lei era la perfetta rappresentazione di quella classe sociale che voleva allo stesso tempo esprimere una certa ribellione verso quello stesso status.
Sono impressi nei miei ricordi i suoi abiti ritrovati anni dopo negli armadi. Nel frattempo la moda aveva voltato pagina. Erano gli anni ’80, anni in cui ho cominciato ad interessarmi alla moda. Erano anni colorati vistosi, chiassosi, ma a me non interessavano. Ero attratta da quelle forme nette, decise, pulite, da quei tessuti pesanti che delineavano silhouette perfette. Aprivo le ante degli armadi e avevo quasi paura a toccarli, mi sembravano irraggiungibili. Ammiravo gli abiti lunghi da sera con le gonne ad A e i bustini semplici in cui spiccava solamente un dettaglio, un fermaglio in metallo, un volant accennato. Erano gli anni ’70: linee precise, materiali preziosi, dettagli unici.
Sono cresciuta con quelle immagini e quei colori. Sognavo il giorno in cui avrei potuto indossare quegli abiti.
Così ancora oggi, ogni volta che creo un capo, penso a quanto lo desidero.
La sfilata si apre con una serie di outfit dall’informale eleganza: pantaloni a vita alta, gonne lunghe ad A spezzate da un profondo taglio verticale, maxi cappotto dettagliato da impunture distanti che creano lievi fessure. Capi realizzati in tessuti pesanti che delineano una silhouette precisa, allungata, asciutta, abbinati a micro pull in cashmere e dettagli luxury, come manicotti e colli in pelliccia o gilet in cavallino profilato in nappa.
Il rigore delle linee pulite sobrie ed eleganti anche negli accostamenti di colori che vogliono i grigi, l’ebano e i toni bruciati mescolati tra loro, interrotti da un flash di arancio in un scivoloso abito e top in crêpe de chine movimentati da un nodo o da un contrasto di colore. Le pellicce costruite su un patchwork di pelli preziose sono sdrammatizzate da frammenti di pelli lasciate taglio vivo come se ancora dovessero essere imbastite.
Una sobria tuta in cady color ebano svela una profonda scollatura sulla schiena trattenuta da un nodo, lascia spazio ad una serie di uscite colorate ma dalle tonalità pastose. Un lungo abito apparentemente casto, scandito da rigorose pieghe, rivela un seducente taglio verticale in doppio colore. Così il pantalone in crêpe di lana abbinato al tono del cashmere puro è avvolto da una stola in coyote naturale, lo stesso colore giallo è ripreso nella stola in volpe che illumina il look in un total blocking carne. Gli eleganti completi sono interrotti da un tailleur composto da short e mini montgomery in panno di lana e mini dress, entrambi in verde felce .
Cavallino color polvere e carne per un cappottino portato sulla pelle nuda come se fosse un abito e una gonna dalla linea ad A esprimono in tutta la loro semplicità il lusso delle forme geometriche quasi scontate di cui sono protagonisti la materia e il colore. Lussuosi maglioni in cashmere a coste percorsi da righe di Swarovski in tono, sono indossati con stole in volpe taglio vivo dello stesso colore: svelano il lato easy chic della collezione di una donna che vive tra tradizione e trasgressione. Il rigore di questo outfit è smorzato da romantici dolcevita in lurex nelle tonalità pastello e bronzo che sottolineano ancora una volta il dualismo della personalità della donna JO NO FUI, osando, come unico slancio glamour, con abiti in maglia a coste in lurex degrade’ che vanno dall’oro al bronzo e dal rosa al bordeaux.
Il finale vuole protagonisti mini top in seta dai toni polverosi cosparsi da maxi cristalli e mini pull e abiti che ricordano le felpe ma in organza intagliata à jour ed incrostata da frammenti di cristallo. Le vite sono segnate da cinture in cuoio colorato illuminate da una placca in metallo in oro rosa avvitata da bulloni in galvanica argento.Oro rosa anche per bracciali dalla superficie mossa che si legge in trasparenza attraverso applicazioni in plexi trasparente.
Gli accessori per la seconda stagione sono realizzati in collaborazione con Gianvito Rossi che ha disegnato per la collezione JO NO FUI uno stivale e una decolleté in camoscio nei toni della collezione.
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