La sfilata di Giorgio Armani si apre con una metafora, ciò che conta è essere, non apparire.
Come quando ci si appresta a partire, quando non è la meta a contare ma il viaggio da vivere, il percorso che ci porterà ad arrivare arricchiti al traguardo.
E’ la somma di incontri, visioni, esperienze e sensazioni che disegnano il paesaggio interiore, modellando sull’orizzonte esteriore.
Giorgio Armani usa questa metafora per ridefinire il ruolo del suo uomo nella società.
Lo sottrae all’urgenza di esserci e apparire per ritrovare un’idea più vera del lusso, inteso come cultura del bello e viaggio esistenziale, non improvvisazione dell’esibire.
Sulla passerella un susseguirsi di silhouettes nitide, allungate e sottili popola la collezione.
Il guardaroba dell’uomo Armani per il prossimo autunno inverno 2016/17 mescola e contamina segni ed elementi. Gli abiti hanno forme rilassate che accarezzano il corpo.
Le maglie si colorano con motivi etnici e diventano leggere grazie all’utilizzo di filati pregiati che assorbono e sfumano i disegni.
Non solo, in alcuni capi i disegni sono volutamente piazzati su collo e polsini come segni decorativi che echeggiano l’autenticità di antiche culture del bacino mediterraneo e del Nord Africa.
Sotto le luci dei riflettori i capi di montone rovesciato sembrano maglie e i capispalla intrecciano tecniche e lavorazioni.
La palette concisa e coerente ruota attorno al blu denso e profondo, nuance armaniana per definizione, antidoto assoluto contro il caos.
Toni naturali e impalpabili percorrono i capi come riverberi: sono ottenuti tessendo e lavando fibre di cachemire, alpaca, vicuña con nuovi processi che rompono la superficie, rendendola viva.