Le bugie infantili, per quanto possano apparire anomale e ingiustificate, costituiscono una tappa importante nello sviluppo del bambino. Lo asserisce con assoluta fermezza un gruppo di ricercatori di Toronto.
Anzi, questo estro creativo sviluppato durante l’infanzia potrebbe persino tornare utile nell’età adulta.
I bambini piccoli sono bravissimi a mentire; lo fanno con un candore sorprendente, come se ci credessero davvero. Esse sono espressione dell’animo infantile, cioè di un’energia creativa e magica cui sta stretta la realtà degli adulti, fatta invece spesso di luoghi comuni e di un modo limitato di vedere le cose. I bambini abitano mondi dove tutto è possibile, sanno vivere la fantasia, quindi ci sono due possibilità: il bambino mente perché non scinde la sua immaginazione dalla realtà o perché teme la reazione dell’adulto.
I bambini iniziano a mentire dall’età di due anni, con rischi e vantaggi del caso. Le bugie nella crescita hanno una valenza differente rispetto all’età adulta. Non solo: quando i bambini imparano a mentire, ci troviamo difronte a un’importante tappa dell’età evolutiva. Nel caso in cui si mente per timore della reazione dell’adulto, il piccolo deve capire che non la pensa alla stessa maniera degli altri e deve poter controllare il suo comportamento e le sue azioni, quindi si parla di consapevolezza e crescita del bambino.
Dall’età dei tre anni, apprendono anche a dire le cosiddette «bugie a fin di bene», cioè quelle da cui traggono un vantaggio le altre persone (per esempio, dire alla mamma che hanno preso una nota per poi farle vedere che hanno preso un bel voto).
Crescendo poi acquisiranno maggiormente il senso di ciò che è giusto e sbagliato e le bugie dovrebbero diminuire con l’aumentare della consapevolezza. Se questo non accade allora bisogna parlare con il bambino, magari anche con l’aiuto di un esperto come quelli presenti su Familydea.it il portale online per le famiglie. Può essere, infatti, che ci sia un problema di insicurezza del bambino, un desiderio di compiacimento dell’adulto o un timore di quest’ultimo, oppure possono essere stati involontariamente incoraggiati comportamenti negatvi, come: “ti do una caramella ma non dirlo alla mamma”, ricordiamoci che noi siamo uno specchio per i nostri figli.
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