La sfilata di Gucci celebra lo stile degli anni ’70 e’80 ma lo rilegge con un tocco volutamente rinascimentale.
“PARTITURE RIZOMATICHE” questo il nome della sfilata è un inno al cambiamento che deve essere “rizomatico” (G. Deleuze, F. Guattari), capace cioè di proliferare in diverse direzioni. Una citazione importante che enfatizza come il pensiero rizomatico non ha centro, né orientamento. Si sviluppa disordinato. Si nutre di concatenazioni che creano molteplicità attraverso un continuo cambiamento delle zone di espansione.
Il riferimento è al rizoma, tipico sistema radicale delle erbacee che si propaga orizzontalmente nel terreno. Una formazione sulla quale si innestano nodi che, a loro volta, danno origine ad altre diramazioni. Il rizoma infatti procede per variazione, dilatazione, conquista e cattura. Esso si nutre dell’interazione nomadica tra cose diverse.
La collezione donna autunno inverno 2016 2017 dà forma a questo pensiero. Ogni abito mette in gioco regimi di segni molto differenti, li riannoda secondo direzioni multiformi e non gerarchiche. Ciò che viene messo al lavoro è un principio di connessione e di eterogeneità. Una partitura di riferimenti che si mescolano, si modificano e si richiamano secondo correlazioni di senso imprevedibili.
In questa cornice la collezione procede per accumulo di segni che vengono decontestualizzati, connessi e riattivati al di fuori di convenzioni condivise. Ciò che prevale è un gusto per l’ibridazione, per la composizione inaudita, per la vertigine che scaturisce dal superamento del principio di non contraddizione. In questo senso il riassemblaggio rizomatico incendia il cuore di brace che pulsa all’interno di mondi assopiti sotto la cenere. Un modo per scalfire la piatta superficie del già noto e aprirsi alle profondità dell’impensato.