Performance dal vivo della cantante 71enne Jane Birkin, così Gucci incanta Parigi con la sua magia teatrale.
Un evento al teatro dell’avanguardia , il Théatre Le Palace, dove il Direttore Creativo Alessandro Michele ha trovato la sua scatola magica per ambientare la collezione per la prossima primavera estate 2019.
Sul palco dello storico locale di Montmartre ben 100 modelli, ambasciatori di idee nuove e di stili differenti, con look da eccentrici viaggiatori dallo spirito libero e alternativo.
Cascate di glitter, piume, frange e colori pop: richiami agli anni ’70 e ’80 per la nuova collezione Primavera-Estate 2019 di Gucci che gioca sulle contraddizioni e conquista con i colori.
Un evento sfilata stupefacente capace di spingere lo spettatore oltre le apparenze e godere di una nuova tensione visionaria dove tutto sembra possibile.
Davanti a 764 ospiti selezionati è andato in scena un racconto “teatrale” nel senso più alto del termine.
La cartella stampa di Gucci, una lode al teatro che vogliamo condividere con voi.
Leo de Berardinis e Perla Peragallo sono stati i due dioscuri più trasgressivi e appassionati, più decadenti e irregolari del teatro di ricerca italiano. Il loro “teatro di contraddizione” è stato un luogo di dissidenza permanente. Uno spazio in cui suggerire alternative radicali rispetto alla società e al linguaggio artistico dei loro tempi.
È la loro idea di teatro, infatti, a sfidare l’immobilità istituita, il conformismo e il potere. Uno sguardo anarchico e libertario aperto al flusso della vita.
Per Leo e Perla il teatro non può ridursi a spettacolo, perché lo spettacolo non produce altro che un’estetizzazione del già noto, una rappresentazione mortifera da
fruire passivamente. Il teatro deve piuttosto intendersi come “arte primordiale di conoscenza collettiva, di orrore e di gioia dell’essere, laboratorio per sperimentare
la complessità della vita in situazioni semplificate di spazio e di tempo”
(L. de Berardinis).
È del teatro, infatti, la capacità di creare nostalgia per una vita altra, di vibrare di tensioni etiche e politiche, di dispiegare poeticamente un potenziale trasformativo.
Per raggiungere questo obiettivo Leo e Perla costruiscono trame allucinate, folli, frammentate.
Sperimentano linguaggi teatrali capaci di superare distinzioni tra generi e discipline, tenendo insieme registri drammatici e comici, riannodando l’arte “alta” alla cultura popolare.
Il risultato è una poetica combinatoria e polisemica in cui Shakespeare, Rimbaud, Strindberg e Majakovskij reagiscono con la sceneggiata, la canzonetta melodica e la comicità di Totò.
In questa cornice è l’assemblaggio di materiali eterogenei e decontestualizzati a sprigionare nuovi riverberi e significati.
Un teatro di contaminazioni, apparentemente illogico e destrutturato, che produce epifanie e detonazioni.
Parliamo di un teatro frastornante, folle e immaginifico che i due teatranti costruiscono con estremo rigore e padronanza dei mezzi espressivi. Leo e Perla si assumono la responsabilità di ogni dettaglio della scena chiamato a partecipare all’azione teatrale: la luce, il movimento, i costumi, la scenografia, il suono e il rumore.
È una sintassi teatrale vissuta come sperimentazione assoluta, ovvero profonda ed estrema. Un’azione di s/montaggio che accosta e risemantizza il crocchiare di
vetri rotti e le arditezze di Schönberg, le voci amplificate e i corpi “geopolitici”, le immagini cinematografiche distorte e le melodie verdiane, lo scrosciare dell’acqua e
il sonnambulismo di Lady Macbeth.
Si tratta di frammenti che si riorganizzano intorno a un’intensità espressiva capace di portare altrove, di suggerire “l’apparizione irripetibile di una lontananza”
(W. Benjamin), di evocare nuove possibilità di senso. È in questa tensione visionaria che l’aura poetica si traduce in progetto politico. Il sentire scenico come frontiera del possibile.
a Leo e Perla, una resa di grazie.