Dagli anni ’70 Baby Cross realizza abiti per i più piccoli.
Una storia fatta di stile, tendenze e successi che ha portato l’azienda italiana ad essere amata ed apprezzata in tutto il mondo.
Oggi Baby Cross distribuisce i suoi capi in Italia e poi in Europa, negli Stati Uniti, in Russia e in Medio Oriente.
Dalla moda bimbi a quella dei teeneger, un percorso fatto di fashion e sartorialità che abbraccia la moda per la bambina e il maschietto di ogni fascia d’età.
Scopriamo insieme Baby Cross e le tappe salienti di questo successo planetario che dura da oltre 40 anni.
Già, perchè tra le numerose e interessanti storie di imprenditorialità e di Made in Italy si annovera anche quella di Filippo Corsara, imprenditore di origine veneta, nato a Valdagno negli anni settanta, che fin da bambino ha avuto l’opportunità di vivere e respirare il fascino dell’artigianalità e del mondo della moda.
La sartoria ha sempre fatto parte della sua vita, quando era ancora piccolo giocava con gli oggetti di sartoria dei suoi genitori, che lavoravano con passione e ardore, a tutte le ore, per trasformare gli schizzi degli stilisti in modelli pregiati, caratterizzati da una vestibilità impeccabile.
In quel periodo la moda italiana era agli apici, soprattutto quella veneta, e i grandi gruppi come Marzotto e Zanella hanno saputo ottimizzare e valorizzare la manodopera e le competenze sartoriali uniche ed eccellenti del Veneto creando le basi per il loro successo imprenditoriale.
Un percorso di crescita e di formazione è quello che ti ha condotto ad oggi dove la moda e l’ambiente in cui sei cresciuto ha sempre avuto un ruolo importante… raccontaci il tuo viaggio nella moda…
Il tessuto imprenditoriale veneto, caratterizzato dalla spiccata attenzione delle aziende per lo sviluppo sociale, ha prodotto scuole focalizzate alla formazione di designer del tessile.
Anche la mia prima formazione ha avuto una impronta tecnico-creativa specifica per l’industria del tessuto. Questo percorso ha avuto un ruolo importante nella mia formazione poiché mi ha mostrato i miei limiti, conducendomi a decidere la mia formazione in ambito umanistico.
Ho frequentato l’università di Lettere e Filosofia di Bologna e sono rimasto affascinato dallo studio più teorico e filosofico del linguaggio e delle altre forme di espressione, così che ho seguito per un anno anche il centro di ricerca semiotica dell’Unirsità di Aarhus in Danimarca.
Nel 1998 ho approcciato il lavoro nell’azienda famigliare con uno spirito eclettico, affiancando consulenti, stilisti freelance e l’attività di direzione dello stile cui faceva capo mia mamma.
Desideroso di colmare i gap che potevano ostacolarmi nel lavoro ho approfondito la mia formazione studiando come modellista di abbigliamento donna e tornando anche a frequentare il liceo d’arte.
Raccontaci l’inizio della tua carriera come imprenditore
La mia attività all’interno dell’azienda ha avuto inizio nel 1998 partecipando all’attività dell’ufficio stile.
Il mio approccio è stato soprattutto tecnico e anche oggi mi occupo della scelta dei tessuti e degli aspetti organizzativi e produttivi delle collezioni… ho una grande passione per la dimensione progettuale che richiede lo stile e per l’aspetto gestionale del lavoro di produzione di una collezione.
Vivere in un ambiente che “sente di moda” non sempre costituisce sinonimo di passione o garanzia di operare in tale campo. Per te però è stato cosi, come è nata la tua passione per il fashion system?
Spesso siamo chiamati a far di necessità virtù. Questo è in parte vero anche per la mia carriera come designer. Preferisco questo termine a quello di stilista poiché il primo ha un insieme di connotazioni diverso rispetto a quest’ultimo il quale identifica una creatività eclettica e una chiara competenza tecnica a supporto del disegno; d’altra parte non sono mai stato affascinato da ciò che in genere chiamiamo moda o, per così dire, al prodotto di una sofisticata strategia di marketing del bello.
Mi piace l’idea di poter soddisfare sogni, cioè di creare oggetti con i quali i bambini possano iniziare a esprimere la propria identità e soddisfare il proprio immaginario in modo confortevole e divertente.
A quale target di clientela ti rivolgi con la tua azienda e la sua offerta?
Il nostro cliente è la mamma e talvolta una nonna che con cura ed entusiasmo cercano sempre di scegliere il meglio per propri bimbi.
Ma da quando sono anche io padre mi sono reso conto che tutti i bambini hanno un proprio gusto immediato, una spiccata sensibilità per l’abbigliamento e individuano a colpo d’occhio ciò che amano e ciò che non vogliono indossare.
Non credo vi sia una grossa differenza tra bambine e bambini quando si sentono liberi di esprimere con le proprie scelte i propri sogni e il proprio immaginario.
La vostra azienda ha 40 anni di storia, ci vuoi raccontare com’è nata?
La storia di Baby Cross ha avuto inizio in un piccolo stabilimento nel cuore del Veneto produttivo, alla fine degli anni Settanta, dalla passione dei due coniugi Crosara Francesco ed Ita Cecchetto che riuscirono a tradurre il loro amore e la loro esperienza per l’alta sartoria in un’azienda dedicata all’abbigliamento per bambini.
Dal Nord-Est, culla dell’imprenditoria manifatturiera, Baby Cross è diventata una rinomata azienda che produce e distribuisce le proprie collezioni in Italia e all’estero.
Quali sono stati i primi passi?
Gli anni ‘80 sono hanno costituito un periodo di gran fermento e crescita per tutte le aziende del settore moda. Ogni novità, importata dagli States, da Londra o da Parigi e riletta attraverso la creatività e le abilità degli imprenditori tessili dell’epoca diventava un oggetto Cult: Jeans, piumini, felpe.
Tutto il basic d’oltre oceano è stato tradotto, per almeno un ventennio, in Icone del Look Italiano. Senza contare l’opera talentuosa degli stilisti dell’alta moda.
Il mondo dell’abbigliamento bambino ha vissuto di riflesso l’entusiamo e la vitalità che l’abbigliamento da uomo e donna stavano vivendo, ma sempre senza eccessi e con una precisa connotazione “innocente bon-ton”!
In questo panorama Baby Cross ha mosso i suoi primi passi nel mercato italiano, fiorente e ambizioso, ma sempre con molta attenzione verso un sviluppo misurato e costante.
Lavorate anche con l’estero?
Baby Cross Srl lavora oggi anche con alcuni selezionati mercati esteri. Belgio e Russia in primis ed alcune boutique multibrand di fascia alta a Vienna, Londra, Manchester, New York e Hong Kong.
Qual è stata la più bella esperienza di business e umana fatta all’estero?
Il nostro portfolio cliente è molto vario e serviamo con la stessa cura le boutique di piccole dimensioni e catene di negozzi che generano dei volumi d’acqusto più importanti. Il rapporto con il cliente, quando abbiamo il piacere di curarlo direttamente, è sempre speciale.
Sia che si tratti di un buyer che in pochi giorni, durante la fiera di Pitti Bimbo a Firenze, deve scegliere il prodotto per cinque o sei stores e ha i minuti contati, sia che si tratti di un cliente che ha il tempo di visitarci nello showroom aziendale.
Ricordo in particolare una cliente di New York, con il negozio molto grande su più piani in una zona turistica del New Yersey che riusciva a scrivere un ordine importante nell’accorco di 20-30 minuti.
E ad ogni riga d’ordine scritta ripeteva “Good Business!, Good Work Filippo!” Avendo una clientela affezionata tutti gli incontri con i nostri parner sono preziosi e piacevoli.
Dopo 10 o 15 anni di rapporti commerciali con clienti Giapponesi o di Hong Kong, piuttosto che europei o italiani, ci sembra sempre di presentare le collezioni ad un amico.
Quale rischio avete preso con la vostra azienda che ha portato risultati inaspettati? C’è invece un’occasione che avreste voluto sfruttare meglio?
Credo che mai come oggi il mercato globale viva un momento di incertezza e fragilità. Le difficoltà più grandi che aziende come la nostra hanno affrontato nel tempo sono senz’altro iniziate con il lungo periodo di crisi del mercato Greco, che da sempre accoglieva con favore la qualità e il gusto delle collezioni italiane.
Gli sforzi e le relazioni commerciali sviluppate con fatica per operare in questo mercato sono state cancellate in pochissimo tempo. Recentemente la brexit ha prodotto qualche incertezza ma d’altra parte il mercato Russo si è ripreso notevolmente.
I rischi che viviamo oggi sono numerosi e derivano da fenomeni geopolitici inattesi sul piano globale. Ma allo stesso tempo, la possiblità di essere presenti su più mercati offre in prospettiva un certo equilibrio.
Come è evoluta la moda bimbo in questo mezzo secolo?
La moda da bambino, negli ultimi vent’anni, ha subito un’evoluzione quanto mai rapida.
E’ cambiato il guardaroba dei più piccoli sotto tutti i profili, sia per il budget dedicato dalle famiglia agli acquisti per più piccoli, sia per la ricerca stilistica che ammicca al mondo dell’adulto o addirittura, vi si sovrappone.
In questi anni sono cambiati soprattutto i bambini, sempre più consapevoli che con i capi che vestono esprimono la propria identità e soddisfano il proprio immaginario.
Bambine e i maschietti matura prestissimo il proprio gusto personale e scelgono in modo indipendente ciò che a loro piace.
In questo contesto l’attività del designer ma richiede un sforzo in più, perché il prodotto deve essere rinnovato costantemente assicurando al contempo il rispetto di qualità, confort e buon gusto che questo segmento di prodotto richiede.
Puntate molto sulla ricerca stile e i materiali, ce ne vuoi parlare?
La costante attenzione alla qualità e la cura artigianale di tutte le fasi di lavorazione sono i tratti distintivi dei marchi Baby Cross, ai quali si uniscono l’innovazione e la costante ricerca stilistica.
Ogni capo è unico, ciascun dettaglio è studiato, così come ogni tessuto è accuratamente scelto, con un punto di riferimento fisso: l’Italian style.
Alla base di ogni collezione c’è per Baby Cross sempre e solo il bambino. È al suo mondo che i nostri capi guardano, con l’obiettivo di ascoltarlo.
Un mondo fatto di sogni, gioco, libertà, coraggio, desiderio di autonomia e voglia di tenerezza. Baby Cross vuole garantire ai bambini di esprimersi con capi di qualità estetica e materiale, che trasmettano tanto il comfort quanto il senso del bello.
Baby Cross vuole aiutare i bambini a vivere la loro infanzia, nei diversi momenti della vita quotidiana, dalla scuola a una cerimonia, con leggerezza, eleganza e incanto.
Personalmente, credo nelle scelte di stile, nell’abilità di leggere le tendenze della moda per interpretarle e per riuscire a realizzare prodotti con un’anima ben delineata.
La cura dei dettagli è fondamentale come l’arte di realizzare ogni prodotto con qualità. Dietro ogni idea non bisogna mai dimenticare che tutto esiste grazie all’insieme di molti know-how; alla base di ogni nostro capo d’abbigliamento c’è il lavoro di molte persone.
Il made in Italy non è una sigla, ma è la cultura di tanti operatori e delle sapienti mani che cuciono, ricamano e creano i nostri capi.
Moda bimbo, bimba e teen, come vestiranno la prossima estate?
Abbiamo presentato all’88° Pitti Bimbo la collezione invernale 2019/2020 e ora siamo già da qualche mese allo studio della collezione Primavera estate 2020!
Ma forse stiamo correndo troppo… La primavera estate 2019 è caratterizzata da tre grandi tendenze
POLKA DOTS
In versione micro o macro, i pois più trendy giocano con il bianco e il nero per dare vita a fantasie inedite e vitali.
Un accostamento classico e intramontabile rivisitato in chiave moderna e minimal chic, adatto a ragazzine moderne che vogliono vivere un’estate sportiva ma senza rinunciare ad un tocco glam.
CHARMING PINK
Dagli abiti ai pantaloni palazzo una delle tendenze colore dominanti della stagione Spring Summer 2019 è il rosa. Una tavolozza infinita in cui ogni sfumatura del colore femminile
per eccellenza è valorizzata.
Il panna si fonde con il rosa sia su tessuti morbidi e pratici come il punto milano, sia su tessuti lavorati e preziosi come il pizzo. Un mix di elementi casual ed eleganti all’insegna della Modern Ceremony.
INDACO SHADES
Righe azzurre da camiceria e blu indaco in chambray. I capi della nuova collezione Spring Summer 2019 fondono i tessuti classici della camiceria maschile a dettagli in macramè, contrasti di bianco e blu hanno un forte impatto cromatico.
Le grafiche arricchiscono le comode felpe e le rendono capi preziosi e ricercati. Gabardine elasticizzate con applicazioni tono su tono si alternano a denim di diverse vestibilità con preziose perle e brillanti applicazioni gioiello.
Ma non dimenticate l’ultimo must-have della prossima estate: White on white!
Scegliere la qualità non è scontato, consigli?
Può sembrare ovvio, ma dinnanzi alle grandi sfide che il mercato globalizzato ci impone, il nostro obiettivo è continuare a stare sul mercato. Non è’ un’operazione facile, richiede la combinazione di abilità e strategie ben equilibrate. Purtroppo non esiste una regola, una ricetta non è scritta.
In questo contesto credo che il prezzo del prodotto, seppur molto importante, non possa essere una strategia di mercato. Possiamo cercare di contenere il nostro margine, ma vige la consapevolezza di offrire al pubblico un prodotto con un prezzo etico.
Il diretto contatto coi collaboratori mi porta a riconoscerli come parte della stessa famiglia di appassionati, impegnati e attenti operatori del Made in Italy.
I nostri prodotti non sono realizzati per essere economici ma con consapevolezza del valore di chi ha contributo alla loro realizzazione. Oltre alla qualità più palpabile del prodotto, non possiamo ignorare la qualità etica di una azienda, la sua attenzione per il lavoro e la rete di relazioni sociale che alimenta.
Come descriveresti con tre parole Baby Cross?
Baby Cross è una piccola realtà, ma abbiamo ancora grandi sogni per il futuro e l’energia per realizzare.
Scommesse per il futuro?
Attualmente l’obiettivo è incrementare la crescita nei nostri mercati principali, anche se sono consapevole che non sia un obbiettivo immediato. Proprio per questo credo che sia interessante sviluppare un processo di crescita lenta, ma ben organizzata.
I nostri clienti si aspettano da noi delle belle collezioni belle e innovative, ma anche un’azienda solida ed affidabile, con un’organizzazione in grado di operare in modo puntuale e con alta qualità.
A questo si aggiunge oggi più che mai una nuova sfida: il far sapere.