L’estate è finita ma settembre rimane un periodo perfetto per fare gli ultimi barbecue nei week end.
Se per gli americani è un vero e proprio rito domenicale, per noi rumane un appuntamento sui prati e nei giardini che chiamiamo semplicemente grigliata.
In entrambi i casi un momento di festa con gli amici e la famiglia.
Ma ci sono differenze sia nella scelte delle carni che nel loro trattamento.
E se non vuoi trasformarlo in una bomba di grassi, ecco i consigli per non sbagliare!
Persino i nutrizionisti americani, di solito molto tolleranti in fatto di grassi e proteine, hanno lanciato uno “warning” sul Washington Post: attenzione amici e fan della domeniche in giardino (il modo in cui loro chiamano il barbecue) a non esagerare con carne e salse, altrimenti la vostra festa si trasforma in una bomba calorica. Diciamocelo, quella che noi chiamiamo “grigliata” e di là dell’oceano “barbecue” o meglio ancora BBQ, resta un momento di allegria a cominciare da questa stagione che difficilmente si può condannare. Anzi, bastano poche cautele nella scelta di ciò che si mette sul fuoco e soprattutto sulle salse che accompagnano la carne per evitare guai alla salute o anche semplicemente alla linea.
Il primo consiglio riguarda l’immancabile hamburger: è meglio farselo confezionare personalmente dal macellaio in modo che il 90% sia composto da carne magra e solo il 10% da grasso. Pensate che il risultato sarà poco saporito? No, il segreto della sapidità di un perfetto disco di carne macinata è proprio nella parte magra, assicurano gli esperti.
Anche per quanto concerne i tagli di carne, vale la regola del 6%. Per andare sul sicuro, meglio pollo e tacchino: nutrienti ma poveri di grassi, sono facili da cucinare, digeribili e poco costosi, e in più hanno un buon contenuto di vitamine, sali minerali e aminoacidi fondamentali.
Con i famosi wurstel optiamo per un condimento leggero, con cetrioli, verdure, salsa di lime, peperoncino e aglio. O al limite i crauti, cioè cavoli fermentati, che aggiungono probiotici salutari all’alimento.
Se l’ambiente circostante lo consente (leggi vicini di casa) sul BBQ “dietetico” si può mettere il pesce (tonno, salmone, pesce spada, crostacei e molluschi freschissimi) mentre un must che riempie e non ingrassa è costituito dalle superleggere verdure: zucchine, carote, melanzane, peperoni e pomodori.
La cottura delle carni deve essere sempre accurata: non usare mai la carne ancora rigida, fredda, congelata; cuocere tutto in modo uniforme; tenere separato tutto ciò che è crudo da tutto ciò che è cotto; evitare di lasciare i cibi all’aperto; non carbonizzare la carne per evitare la formazione di sostanze chimiche cancerogene; usare prodotti naturali come combustibile ed evitare di utilizzare legna trattata con vernici o altre sostanze chimiche.
Se al barbecue si può preparare davvero qualunque cosa, la bistecca è l’alimento d’eccellenza per questo genere di cottura. Il segreto per renderla davvero buona? Segni della griglia marcatissimi – per ottenerli ce ne vuole una di ghisa – crosta croccante e interno succoso. Non è una questione di cottura, ma di chimica. Con il calore zuccheri, proteine e amminoacidi si trasformano: avete presente la crosta croccante del pane caldo? Si chiama reazione di Maillard e avviene solo in assenza di umidità e con temperature superiori ai 160 gradi. Perciò ricordatevi sempre di asciugare bene la carne e di metterla sulla griglia solo quando il termometro del barbecue segna circa 180 gradi a coperchio chiuso.
Assolutamente da evitare invece il classico forchettone. Si finisce per usarlo per punzecchiare la carne per capire se è cotta, ma bucandola si perdono liquidi e basta poco per trasformarla in una suola di scarpe. Meglio optare per una paletta, in particolare per maneggiare i cibi più delicati come il pesce da trancio o da lisca, i gamberi e le verdure.
La parola Barbecue dal termine caraibico barabicu, che significa “la buca del fuoco sacro”. Barabicu è stato poi europeizzato in barbacoa e con questa parola il BBQ è conosciuto nei Paesi di lingua spagnola. Un altro dialetto caraibico utilizzava invece la parola buccan per indicare una particolare griglia per affumicare o arrostire gli alimenti.
Di Raffaella Ponzo
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