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Hi-Tech

Curiosità: dal pc, al tablet, allo smartphone. Dove arriveremo?

Nel corso degli anni abbiamo imparato ad utilizzare diversi dispositivi tecnologici che si sono poi rivelati indispensabili. Pensiamo ad esempio al computer, grazie al quale milioni di persone lavorano ogni giorno. Il personal computer, però, almeno in ambito domestico è stato via via sostituito da dispositivi più piccoli e maneggevoli come i tablet e gli smartphone che ora la fanno da padrone. Oggi infatti utilizziamo lo smartphone per qualsiasi attività grazie alle piccole dimensione ed una connessione dati sempre presente che permette di fare qualsiasi cosa, dal pagare una bolletta a guardare un video su Facebook, fino a controllare le quote scommesse sulla propria squadra del cuore. Tutti fattori che hanno decretato il successo degli smartphone.

Ma cosa succederà in futuro? Ci saranno device ancora più piccoli o con una tecnologia completamente diversa che stravolgerà tutto? Scopriamolo insieme.

I device del futuro

Secondo gli esperti gli smartphone del futuro saranno sempre più flessibili. Oltre a Motorola, Samsung e Huawei, anche altre aziende hanno annunciato che hanno in cantiere i loro smartphone pieghevoli. Anche Google ci sta mettendo del suo, si è impegnato infatti a fornire supporto Android per i nuovi design pieghevoli. Viste le premesse, in futuro vedremo molti nuovi smartphone pieghevoli come il nuovo Motorola Razr. Il dispositivo non ha deluso le attese sfoggiando un nuovo schermo flessibile pur mantenendo il suo profilo sottile, il dispositivo rappresenta in un corpo compatto il foldable più intrigante del momento, una svolta radicale per i telefoni pieghevoli con grande schermo visti finora come Galaxy Fold e Huawei Mate X.

Ma non è tutto. Da qui a dieci anni la maggior parte dei dispositivi sugli scaffali sarà in 5G, e faranno capolino i primi smartphone 6G, ma resta da vedere se davvero avremo bisogno di connessioni così veloci in un device tascabile. In futuro è probabile che le fotocamere frontali potrebbero essere montate sotto il display o dentro una scocca trasparente. Ma secondo gli esperti, tra 10 anni saranno i selfie il tipo di fotografia più comune e ci si aspetta smartphone con fotocamere anteriori potenti al pari delle posteriori. Nella back cover già oggi i 108 MP di norma montati sui top di gamma sono un numero abbastanza alto, ma si pensa che nel 2030 avremo valori quadruplicati che però si scontrano con una percezione dell’occhio umano limitata. Di questo passo utilizzeremo lo smartphone in qualsiasi momento della giornata e per fare praticamente tutto. Pensiamo allo sviluppo che potranno avere questi dispositivi per lo shopping online, oppure per quanto riguarda la possibilità di controllare le quote scommesse sugli eventi sportivi più seguiti al mondo oppure ancora di guardare le serie tv in streaming ad alta risoluzione.

E gli smartwatch?

Parlando del futuro non possiamo non tenere in considerazione gli smartwatch, protagonisti assoluti negli ultimi anni. Nell’ultimo anno un gruppo di studenti del Georgia Institute of Technology ha deciso di sperimentare delle modalità alternative per interagire con gli orologi intelligenti. C’è chi si è orientato nella direzione del cinturino touch per effettuare lo scrolling delle app o rendendo sensibili al tocco dei punti chiave sulla cassa dell’orologio per avviarle. Altri hanno pensato di estendere la sensibilità dello smartwatch anche al braccio e al dorso della mano che diventa un tastierino numerico più comodo da usare.

L’idea, però, più originale spetta a un certo Gabriel Reyes che ha pensato di usare il fiato come sistema di input. Gabriel Reyes racconta che stava pensando a un nuovo sistema per interagire con lo smartwatch senza usare le mani quando, a un certo punto, sua moglie soffia sullo smartphone per togliere della lanugine perché stava tenendo il figlio in braccio. Eureka! Eccolo il modo: il soffio. Così lui e il suo team si mettono al lavoro e inventano Whoosh, un sistema che permette di controllare lo smartwatch soffiando pianoforte, una o più volte, un po’ come si fa con il tocco. Dal soffio allo “shushing”, ossia quel suono onomatopeico molto usato dagli anglosassoni per zittire una persona, il passo è breve. Una volta individuato il nuovo sistema di “input”, non restava che abbinare i comandi al numero o all’intensità dei soffi, o ad altri versi fatti con il respiro. Uno “ssshhh” – per esempio – serve per ignorare una chiamata, mentre con due soffi si risponde. Una corretta combinazione di soffi brevi o lunghi consente, invece, di bloccare o sbloccare lo smartwatch.

Redazione web

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