“È il 2001: Opulenza nello Spazio”, secondo Jeremy Scott

Tra ricami di chandeliers ondeggianti e abiti trompe l'oeil effetto drappeggio di sontuose tende in velluto, Jeremy Scott ci porta nella sua Opulenza nello Spazio.

Moschino sceglie la suggestiva cornice di Palazzo del Ghiaccio di Milano per dare inizio alla sua Odissea, un viaggio negli archivi storici della Maison di cui ne reinterpreta i dettagli.

Una conferma della passione di Jeremy Scott per il mondo del cinema, in particolare della creatività di Stanley Kubrick, e, dopo Arancia Meccanica è giunto il momento di 2001: Odissea nello Spazio.

Le musiche di Michel Gaubert, una piattaforma di quadri retro illuminati insieme a mobili, boiserie e sedute rococò.
A raffigurare uno spazio opulento, una dimora, o quantomeno la visione al telescopio di questo luogo.

Per la collezione donna Autunno/Inverno 2022 di Moschino, Jeremy Scott immagina una casa ben arredata e cosa significhi e simboleggi la sua raffinatezza. E aggiunge un tocco surreale.

Il viaggio nasce negli archivi di Moschino: nel 1989 e nel 1990 Franco Moschino introdusse spille a forma di posate e manopole di rubinetti come elementi del suo prêt-à-porter.
Ne deriva una dimensione famigliare, ma al limite dell’insolito, kubrickiano.

“Se qualcuno fosse oggi incaricato di creare il clone di un grande maniero, ci sarebbero ancora cornici barocche, maestosi armadi, orologi a pendolo e lampadari di cristalli come elementi ornamentali a simboleggiare la ricchezza di un’abbiente dimora?”, si domanda il direttore creativo di Moschino.

In linea con il modus operandi di Jeremy Scott, un sottile equilibrio tra piacere – spazio all’oro senza sensi di colpa, “gilt without guilt” recita un ricamo su un abito di colore nero – e provocazione riempie le stanze di un’immaginaria casa Moschino.

Per iniziare, una giacca-abito da smoking reinventata presenta manici cimelio come bottoni.

Ritagli di chiavi prendono forma su giacche blazer aderenti e scolpite, mentre versioni di comò in stile Luigi XIV (ornate ed ereditate) sono trasformate in cappotti, giacche squadrate e gonne.

Un giubbino dal collo rialzato ha i revers che seguono le sinuosità di un’arpa e richiama le uniformi intraviste in spettacoli sci-fi d’altri tempi.

Tra ricami di chandeliers ondeggianti e abiti trompe l’oeil effetto drappeggio di sontuose tende in velluto, dall’atrio si passa ad una sala da pranzo dal gusto decadente. Qui entrano in gioco le argenterie di casa Moschino, ora come decorazioni dorate su un corpetto, ora avvolgendo tacchi vertiginosi.

I dettagli della sala da pranzo mutano in sontuosi spunti per il salotto, con un sofà in velluto che diventa un abito senza spalline così come una clutch, un imponente orologio si trasforma in un abito a colonna e un vassoio d’argento muta in un bustino.

La domanda che non richiede davvero una risposta però è la seguente: questi magnifici comfort sono proiezioni di un desiderio collettivo o personale? Sono reali o fittizi? Forse entrambi.
“È il 2001: Opulenza nello Spazio”, secondo Jeremy Scott.

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