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Interviste

Davide Marra si racconta su Sfilate.it

Un successo incredibile su Twich e nei social, Davide Marra riscopre con noi le tappe importanti della sua vita, dall’infanzia felice ai primi lavori, fino al successo mediatico con il Cerbero Podcast e la gioia di essere diventato padre.
Conosciamolo attraverso le sue parole!

Dove hai trascorso la tua infanzia e che periodo è stato per te?

Ho sempre vissuto a Roma, in estate ero solito recarmi in Abruzzo o a Santa Marinella in vacanza con la mia famiglia. In realtà me la ricordo in modo molto piacevole. I miei genitori, nonostante una situazione economica non eccelsa, non mi hanno mai fatto mancare nulla. Mi lasciavano molto spazio per esprimere la mia creatività, avevo molto tempo a disposizione e per sconfiggere la noia, non avendo i videogiochi, mi divertivo a disegnare, a fare costruzioni, a leggere e a vedere film. In questo periodo ero abbastanza solo e non ho mai avuto grandi grupponi di amici, sono sempre stato un po’ chiuso nella mia cameretta a fare queste attività che credo mi abbiano aiutato a sviluppare la mia creatività.

Passioni e sogni da bambino?

Da bambino pensavo di fare il fumettista o lo scrittore. Non ho più approfondito questo aspetto ma ho frequentato poi il liceo grafico pubblicitario che mi ha permesso di dedicarmi a queste tematiche ma in chiave più moderna, concentrata più sul marketing e sulla pubblicità; era sempre un ramo artistico però convertito alla modernità, potrei definirlo così.

Che tipo di ragazzo sei caratterialmente?

Mi descriverei come un ragazzo mite, difficilmente mi altero, non è proprio nella mia indole. Cerco di limitare l’impulsività nei confronti delle persone e provo sempre ad empatizzare con l’altra parte.

A che età nasce la passione per il cinema, c’è qualcuno in particolare che te l’ha trasmessa?

Ho iniziato ad approcciarmi a questo mondo con i film per ragazzini, quindi tutto il filone Disney. Mi ricordo ancora la prima volta che andai al cinema, vidi Il Re Leone e fu per me un’esperienza bellissima! Successivamente il passaggio è avvenuto grazie a Tim Burton con l’opera Felix : da lì in poi cominciai ad apprezzare questo scenario più horror. Iniziai ad appassionarmi anche alla letteratura, inizialmente più bambinesca, come Piccoli Brividi, Lovecraft, Anne Rice sempre in tema horror. Lo stesso vale per il cinema, sono partito da Nightmmare Before Christmas per poi passare a Batman e da lì in poi mi sono appassionato a tutto il mondo fantasy. Intorno ai 12 anni poi mi è capitato di vedere La dolce vita in televisione e mi ha fatto vedere la mia Roma sotto un altro aspetto; da lì ho approfondito anche tutta la filmografia di Fellini e mi sono appassionato al cinema italiano. Non c’è nessuno in particolare che mi ha trasmesso questa passione, è stata proprio una cosa spontanea per colmare quel vuoto che avevo nel tempo libero.

Prima del Cerbero hai lavorato come personal trainer, ti piaceva come lavoro? Avevi intenzione di farlo per tanto tempo o speravi di cambiare la tua situazione?

Dopo le superiori, ho cercato un campo che facesse per me, quindi mi sono orientato subito nell’ambito grafico e del marketing, però mi sono reso conto dopo alcuni stage che il panorama in Italia non era proprio dei migliori, chiaramente questo perché erano esperienze che avevo fatto tramite la scuola, poi da indipendente puoi fare tante cose. Parallelamente durante questi anni ho iniziato a fare ginnastica artistica, anelli e anche pallavolo quindi l’ambito della cultura fisica in generale mi appassionava molto, e dopo il quinto anno di liceo ho deciso di intraprendere questo percorso, anche perché era un periodo in cui la figura del personal trainer stava incominciando ad esplodere come fenomeno. Da li ho studiato e ho svolto dei corsi, facendo poi gavetta in alcune sedi CONI. Inizialmente facevo il classico istruttore in sala pesi, poi dopo 2/3 anni di manovalanza ho iniziato a lavorare come personal trainer indipendente. Mi piaceva molto e l’ho fatto per 10 anni, fino alla pandemia. Poi però in questi ultimi anni è esploso come fenomeno e sono usciti fuori molti competitor ed era divenuta più una battaglia per chi avesse più followers tra personal trainer. Questa cosa mi ha allontanato molto dall’ambiente e anno dopo anno mi stava sempre più stretto, parallelamente coltivavo la passione per il cinema sul web senza però pensare di trasformarla in un lavoro. Ho iniziato prima ad aprire un gruppo Facebook dove poter parlare di questa passione e poi da lì ho creato anche l’account YouTube dove facevo recensioni sul cinema. Inizialmente ero un pesce fuor d’acqua e non sapevo minimamente cosa fosse il web, poi dopo ho conosciuto Simone e Gianluca che mi hanno aiutato a capirlo meglio ed è nata l’idea di aprire il Cerbero Podcast. Quando è scoppiata la pandemia, ho deciso di lasciare definitivamente il lavoro da personal trainer e di dedicarmi unicamente al progetto Cerbero

Hai la fortuna di lavorare con 2 tuoi grandi amici, quanto sono stati importanti per te e quanto ha aiutato la vostra sintonia nella riuscita di questo progetto?

Inizialmente avevamo stima reciproca, ci siamo conosciuti e c’è stata subito alchimia. Devo dire che tutto quello che so del web è grazie a loro due. Io invece a loro posso essere stato utile perché ho portato un approccio più “militaresco” , che mi accompagnava dalla programmazione di allenamento che avevo con i clienti. L’amicizia è migliorata con il corso degli anni, all’inizio c’era anche un po’ di competizione visto che volevamo primeggiare , anche perché siamo tutti e tre delle prime donne. Poi con il corso del tempo non abbiamo più sentito la necessità di imporci uno sull’altro e penso che gli ultimi Oscar lo abbiano dimostrato! Siamo consapevoli delle nostre qualità e cerchiamo di unirle per un obbiettivo comune.

Siete approdati su Twitch in un periodo in cui veniva utilizzato soprattutto dai gamer, credi che uno dei motivi per cui avete avuto tutto questo successo è anche perché il contenuto che avete portato era innovativo?

Credo che abbiamo azzeccato sicuramente la tempistica, io e Simone spesso facevamo chiacchierate su temi più disparati, dalla politica al cinema ecc . Gianluca seguiva già Twitch come piattaforma ma non aveva mai provato ad aprirsi un canale. In Italia non c’era molta varietà per quanto riguarda il contenuto, c’erano prettamente Gamer che portavano videogiochi. Simone seguiva molti podcast esteri e a me piaceva molto la Zanzara, quindi ci siamo detti :”perché non provare?” Secondo noi il futuro era su Twitch e non su YouTube, quindi abbiamo deciso di approdare lì. Un’altra ragione per cui abbiamo avuto molto riscontro è sicuramente grazie ai temi nuovi che abbiamo portato su questa piattaforma, la gente incuriosita entrava in live per sentire cosa dicevamo. Anche se Simone e Gianluca erano già seguiti su YouTube, la conversione degli spettatori su twitch è stata molto lenta! Siamo partiti con 50/100 spettatori e solo dopo 6 mesi abbiamo iniziato a vedere i primi risultati decenti. Devo dire che la quarantena ci ha aiutato molto, perché chiaramente per ovvie motivazioni c’è stato un aumento di traffico incredibile e la gente ricercava un tipo di interazione che fosse quasi simile a quella con gli amici, quindi cercavamo di avere legami umani con i nostri spettatori data la situazione.

Portate 2 live al giorno, come fate a trovare sempre temi interessanti da trattare o comunque a renderli tali anche se li avete già approfonditi in altre dirette?

Credo che serva tanta esperienza, poi tra noi tre cerchiamo di interagire tanto e quando vediamo che diventa troppo stantio il prodotto, usciamo dalla nostra zona di comfort e proviamo a creare un tipo di contenuto nuovo. Noi, per esempio, stiamo portando avanti molti format: dall’approfondimento politico, alle interviste, a giochi da tavolo, eventi dal vivo, confronti in diretta, salotti, critica a un determinato tipo di contenuto e molto altro. Insomma, serve tanta ricerca e lavoro anche per capire quali ospiti possono essere performanti in live e non avere paura di uscire dalla propria comfort zone.

Forse per voi tre da un certo punto di vista è più facile perché vi completate ma quali sono le skills più importanti che deve avere uno streamer che porta il vostro tipo di contenuto?

Ovviamente un’elevata capacità verbale, parlantina e evitare i tempi morti. Ma devo dire che, secondo me, l’aspetto più importante è la costanza, non solo nel portare contenuti giornalmente ma costanza nella ricerca di idee e nell’avere una vasta varietà di argomenti. Un modo può essere, per esempio, portare vari format o trovare una chiave di lettura interessante anche solo per una semplice rassegna stampa, cercando di stimolare chi ti ascolta. Sicuramente bisogna tenere in considerazione anche le critiche della community, può essere pesante ma ti può anche garantire la salvezza da deliri di onnipotenza.

Che valore attribuisci all’amicizia e che consigli dai a un ragazzo che magari si trova nella situazione in cui ti sei trovato tu quando non avevi molti amici?

L’amicizia è molto importante. Diciamo che questo è un discorso molto ampio, io credo che il web possa essere un buon mezzo per conoscere tante persone. È chiaro che poi le conoscenze vanno approfondite dal vivo. Io personalmente ho conosciuto delle persone splendide grazie a questo mondo. Credo che però per alcuni ragazzi di oggi sia stato un problema nascere con il web, perché quando ero più piccolo c’erano vari luoghi dove trovavi amicizie , dalla banale parrocchia allo sport, in generale si usciva di più per cercare di sconfiggere la noia. Oggi questa cosa viene un po’ meno e quindi ci sono molti ragazzi che tendono all’isolamento nonostante siano iper connessi. Un’altra cosa che noto è che c’è un po’ di riluttanza nell’ accettare dei rapporti umani senza prima passare dal web, anche perché spesso con i social si fa una scrematura delle persone che si vogliono conoscere oppure ci si crea un’immagine di sè che non corrisponde al vero.

Hai avuto una figlia, in che modo ti ha cambiato la vita e quanto è stato difficile soprattutto i primi mesi conciliare le live e la bambina?

I primi mesi è stata un’impresa conciliare il lavoro ed Asia, non dormivo praticamente. Però in realtà siamo stati anche fortunati perché è una bambina tutto sommato tranquilla, devo dire che ci alterniamo bene io e Alex quindi, alla fine, riusciamo a gestire la situazione. Mi ha veramente cambiato la vita perché tutto il resto passa in secondo piano e mi sento anche in dovere di lavorare più seriamente per garantire un futuro migliore a lei, mentre invece prima magari pensavo: “vabbè in qualche modo me la cavo”.

Quali sono i tuoi obbiettivi futuri e come ti vedi tra 10 anni?

Guarda, io sono un organizzatore nel medio termine. Quindi so già , ovviamente salvo imprevisti , da qua ai prossimi 4-6 mesi cosa mi aspetta ma veramente non riesco a proiettarmi in un arco temporale così lungo. Vediamo in che modo riusciremo ad evolvere il nostro lavoro sul web, penso che ci siano tante diramazioni possibili quindi non ho particolari timori. Il web non è più il futuro, è il presente. Devo dire che non è neanche facile fare programmazioni così a lungo termine perché non c’è neanche uno storico, è un ambito abbastanza nuovo quindi staremo a vedere.

Alessandro

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Alessandro

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