Il digiuno intermittente è stato per un lungo periodo ampiamente discusso, una soluzione che prometteva aiuto sostanziale nel dimagrimento.
Un sistema efficace per il corpo che permetteva di ripristinare la propria condizione, quindi non solo di perdere peso ma anche di effettuare una sorta di purificazione da un’alimentazione errata. I medici però evidenziano la necessità di condurre uno stile di vita sano, di mangiare poco e adeguatamente, in proporzione al proprio corpo quindi seguendo una dieta sana e bilanciata, con alimenti naturali.
La dieta mediterranea in questo senso ha sempre rappresentato uno degli elementi portanti per la salute umana. Un’idea ottimale per andare a mantenere non solo il proprio benessere e la salute ma anche per controllare il peso corporeo. Negli ultimi anni però la tendenza si è fatta sempre più insistente con varie mode per la perdita di peso repentina e, tra queste, figura anche il digiuno intermittente che prevede, come si evince dal nome, delle fasi di digiuno.
Digiuno intermittente, perché non è un valido alleato per la dieta
Le ultime scoperte sono molto chiare, gli studiosi hanno evidenziato come questa pratica non protegge il cuore e non allunga la vita e che quindi possa esporre anche il corpo a problematiche maggiori. Non un toccasana come si poteva immaginare, come evidenziato dalla ricerca che ha preso in analisi 20 mila persone in America.
Secondo lo studio, le persone che hanno eseguito questa dieta, quindi concentrando i pasti della giornata in 8 ore e poi digiunando per il resto del tempo hanno fino al 91% di possibilità in più di morire con un problema cardiovascolare rispetto a chi invece distribuisce i pasti nell’arco di un tempo che varia tra le 12 e le 16 ore.
“Limitare il tempo giornaliero dedicato all’alimentazione a un breve periodo, come per esempio 8 ore al giorno, ha guadagnato popolarità negli ultimi anni come metodo per perdere peso e migliorare la salute del cuore”. Spiega lo specialista Victor Wenze Zhong, professore e capo del dipartimento di epidemiologia e biostatistica della Shanghai Jiao Tong University School of Medicine in Cina – Tuttavia, gli effetti a lungo termine, come il rischio di morte per qualsiasi causa o per malattie cardiovascolari, non sono conosciuti“.
Nelle persone che hanno preso parte all’esame, oltre al rischio del 91% di decesso per malattie cardiovascolari è stato identificato anche un principio in aumento di esposizione a sviluppare ictus. Secondo la ricerca, una distribuzione dei pasti nelle 16 ore al giorno, è associata ad un rischio inferiore di mortalità per i soggetti che sono già affetti da tumore.