Roberto Cavalli è morto ieri a Firenze all’età di 83 anni dopo una lunga malattia. Il designer lascia un segno indelebile nella moda e nel made in Italy.
Il mondo della moda piange Roberto Cavalli, morto dopo una lunga malattia. Il designer lascia sei figli, di cui il più piccolo Giorgio, di poco più di un anno. Ad assisterlo fino alla fine la compagna Sandra Nilsson, 39 anni, svedese, al suo fianco da oltre dieci anni.
Nato il 15 novembre 1940 a Firenze, Roberto Cavalli aveva l’arte nel sangue: suo nonno Giuseppe Rossi era stato un esponente del movimento dei Macchiaioli toscani. Il giovane Roberto sceglie di studiare nella sua città, all’Istituto Statale d’Arte, e si specializza nella decorazione di tessili. La sua infanzia è segnata dal dolore per la morte del padre Giorgio, fucilato dall’esercito tedesco nel 1944.
Nel 1970 Roberto Cavalli debutta alla settimana della moda a Parigi con la sua prima collezione, dove propone i suoi patchwork in pelle realizzati con la collaborazione del designer napoletano Mario Valentino. Due anni più tardi sfila a Palazzo Pitti, nella sua Firenze, che in quegli anni era il centro nevralgico della moda e delle presentazioni dell’appena nato prêt-à-porter italiano. Quando poi, tra la fine degli anni Settanta e l’inizio degli anni Ottanta Milano diventa la culla del made in Italy e tutte le maison spostano boutique e atelier nel capoluogo lombardo, Roberto Cavalli, sempre controcorrente, decide di restare a Firenze.
Nel decennio successivo rimane quasi nell’ombra, e si dedica alla famiglia e ai suoi amati animali: cani, pappagalli e soprattutto cavalli. Negli anni Novanta la svolta. Nel 1994 sfila a Milano con il suo nuovo denim stone washed, invecchiato grazie a uno speciale lavaggio a base di sabbia. E presenta per la prima volta le celebri stampe animalier, audaci, pop e vivaci, diventate il suo segno distintivo insieme ai pizzi e alle trasparenze, e adorate da star come Cindy Crawford, Jennifer Lopez, Sharon Stone, Charlize Theron, Kate Moss e Taylor Swift.
All’inizio degli anni Duemila l’estro creativo di Roberto Cavalli gli permette di avere successo crescente grazie a spettacolari collezioni di haute couture e pret-à-porter ed anche con altre linee. Nel 1998 lancia Just Cavalli, e pochi anni dopo apre a Milano apre il Just Cavalli Club,il primo della catena di locali che segna l’evoluzione del brand nel mondo del lifestyle. Inaugura poi la collezione uomo, RC Menswear, Class Cavalli e una linea per bambini . Apre nuove boutique in decine di Paesi, disegna accessori e debutta nel mondo delle fragranze con i suo profumi.
Nel 2007 Roberto Cavalli è il primo grande designer italiano a collaborare con H&M con una capsule collection. Un successo senza precedenti: la moda diventa democratica e accessibile a tutti. Ma pochi anni più tardi, nel 2015, dopo la nomina a direttore creativo di Peter Dundas, Cavalli decide di cedere la sua azienda al fondo Clessidra. Così, la sede da Milano torna in Toscana, a Osmannoro. Per l’azienda sono anni complicati, segnati da un altro cambio al vertice creativo, con Paul Surridge, e da conti in affanno.
Ma lo stile Cavalli è molto amato in Medio Oriente, e questo permette alla maison di firmare un importante accordo con il gigante immobiliare di Dubai Damac, per la creazione di hotel e residenze firmati Cavalli negli Emirati Arabi. Ed è proprio Damac che nel 2019 acquisisce il marchio, guidato dall’autunno del 2020 dal designer siciliano Fausto Puglisi.
Fragile e forte allo stesso tempo, Roberto Cavalli ha raccontato la grande avventura della sua vita nell’autobiografia “Just Me”. La moda, le sfilate, le feste, l’amore per la famiglia e per i suoi figli. E la sua casa, un’oasi di bellezza e lusso a Firenze dove il colore e l’arte regnavano sovrani, sempre aperta agli amici.
Subito dopo la notizia della morte del designer Giorgio Armani è stato tra i primi a condividere una nota tramite i social media della sua maison, scrivendo: «Non riesco a immaginare una visione della moda più distante dalla mia di quella di Roberto Cavalli, eppure ho sempre avuto un enorme rispetto per lui: Roberto era un vero artista. Selvaggio e meraviglioso nell’uso delle stampe, capace di trasformare la fantasia in abiti seducenti. Ho appreso con grande tristezza della sua scomparsa: la sua verve toscana ci mancherà moltissimo.»
Anche Victoria Beckham ha condiviso una sua foto con Cavalli nelle sue storie su Instagram, scrivendo: «Mi dispiace tanto sentire la triste notizia della scomparsa di Roberto. Sarà per sempre un’icona.»
Fausto Puglisi, direttore creativo di Roberto Cavalli, ha espresso così il suo tributo: «Caro Roberto, anche se non sarai più fisicamente qui con noi, so che sentirò sempre il tuo spirito con me. È il più grande onore della mia carriera portare avanti la tua eredità e creare per il marchio che hai fondato con tale visione e stile. Riposa in pace, ci mancherai e sarai amato da così tante persone che il tuo nome continuerà ad essere un faro di ispirazione per gli altri, e soprattutto per me.»
Roberto Cavalli si è sposato due volte. La prima, a poco più di vent’anni con Silvana Giannoni, dalla quale ha avuto i due figli Tommaso e Cristiana. II matrimonio però è terminato pochi anni dopo. Nel 1980 sposa con la modella austriaca Eva Maria Düringer, conosciuta a un concorso di bellezza, che diventa il suo braccio destro, la sua più stretta collaboratrice. Dalla loro unione nascono altri tre figli, Rachele, Daniele e Robin.
Da 15 anni era legato alla modella svedese Sandra Nilsson, dalla quale l’anno scorso ha avuto Giorgio, il figlio più piccolo. «L’ho chiamato Giorgio come mio padre, che i nazisti fucilarono nella strage di Cavriglia quando avevo 4 anni», ha dichiarato Roberto Cavalli.
Cavalli ha trasformato la sua passione per l’arte e per la fotografia in un elemento fondamentale del suo processo creativo, catturando immagini che hanno poi dato vita alle sue opere. La sua arte, incarnata nelle sue stampe di fiori e animali, è una celebrazione della natura e della vita, immediatamente riconoscibile e amata in tutto il mondo.
Nell’ultimo periodo della sua vita, Roberto Cavalli raccontava quanto gli mancasse il mondo della moda, e quanto il desiderio di creare fosse ancora vivo dentro di lui. «La mia forza creativa c’è ancora tutta, è dentro di me: non mi basta mai. Continuo a esprimermi con la fotografia: scatto sempre, ovunque e presto allestirò una mostra a Dubai. Poi faccio progetti di barche e case. Così vivo». La sua eredità continuerà a vivere nelle sue creazioni e nella memoria di tutti coloro che hanno avuto il privilegio di conoscerlo e apprezzarlo. Buon viaggio, Maestro.
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