Figli e mantenimento: per legge il genitore è tenuto a farlo in ogni circostanza? Vediamo quali sono le novità dalla Cassazione.
Il mantenimento dei figli è un obbligo fondamentale per i genitori, un dovere che nasce con la loro nascita e si estende per tutto il periodo della loro crescita. I genitori, sposati o non sposati, devono mantenere i figli in proporzione alle loro capacità economiche. La legge infatti impone che i genitori devono per legge mantenere i propri figli fino al compimento dei 18 anni.
Questo obbligo comprende non solo le necessità essenziali come cibo, alloggio, istruzione e cure mediche, ma anche spese per sport, viaggi, connessione internet e divertimenti vari. Inoltre, l’ammontare del mantenimento varia in base alle condizioni economiche dei genitori. Secondo la Cassazione, i figli di genitori separati devono mantenere lo stesso tenore di vita che avevano quando i genitori vivevano insieme. Quindi, se i genitori sono benestanti, anche il mantenimento sarà più elevato. Ma cosa accade quando i figli sono maggiorenni? E quand’è che i genitori non devono mantenere i figli?
Mantenimento dei figli, arriva una novità dalla Cassazione: cosa sapere
Secondo la legge i genitori devono continuare a mantenere i figli maggiorenni finché non diventano economicamente indipendenti. Questo non significa che il figlio debba avere un lavoro ideale, ma deve avere un’occupazione adeguata ai suoi studi e sufficiente per vivere autonomamente. Quindi se il figlio ottiene un lavoro part-time o con contratto a tempo determinato, questo può essere considerato sufficiente per raggiungere l’autonomia economica. In questi casi, i genitori possono smettere di pagare il mantenimento.
Anche se un figlio iscritto all’università non si impegna negli studi e non supera gli esami, i genitori possono revocare il mantenimento. Voti bassi e mancanza di progresso negli studi indicano un approccio non serio, e i genitori non sono obbligati a sostenere finanziariamente questo comportamento. Inoltre, se il figlio decide di non proseguire gli studi e non cerca attivamente lavoro, o rifiuta opportunità di lavoro (come un impiego nell’azienda di famiglia), i genitori possono interrompere il mantenimento. In questi casi, il genitore che vuole smettere di pagare deve dimostrare che il figlio non sta cercando di diventare indipendente.
Queste regole seguono recenti sentenze della Cassazione, in particolare:
- Sentenza n. 18785/2021: Se i figli maggiorenni non si impegnano negli studi o nel lavoro, possono perdere il diritto al mantenimento. I figli devono mostrare impegno per diventare autonomi.
- Sentenza n. 19077/2020: Se un figlio rifiuta lavori ragionevoli o non cerca attivamente lavoro, il mantenimento può essere revocato. I genitori non sono obbligati a mantenere figli inattivi.
- Sentenza n. 22314/2019: Il mantenimento può essere revocato anche per studenti universitari che non progrediscono negli studi. La continuità negli studi e buoni risultati sono essenziali per continuare a ricevere supporto.
Ricordiamo anche che secondo la Cassazione, un figlio che non ha trovato lavoro entro i 30 anni (o 35 anni per percorsi professionali più lunghi) può perdere il diritto al mantenimento. A questa età, la disoccupazione è vista come conseguenza di una mancanza di impegno. Inoltre, un figlio ha raggiunto l’autonomia economica e poi perde il lavoro, non può tornare a chiedere il mantenimento ai genitori. L’obbligo cessa definitivamente quando il figlio diventa indipendente. Oltretutto, il matrimonio del figlio solitamente comporta la fine del mantenimento. Tuttavia, se sia il figlio che il suo coniuge non possono sostenersi economicamente, il mantenimento può essere richiesto ancora.