Partita Iva, se commetti questo errore madornale ogni giorno, l’Agenzia delle entrate ti svuota il conto: rivoluzione in corso
Molti dei nostri lettori continuano a chiederci informazioni circa le novità in tema Partite Iva, in quanto molto interessati ad alcune forme di novità, aggiornamenti, e magari riduzioni delle tasse e dei contributi. Quello che però andremo a parlare oggi è un errore madornale che commetti ogni giorno senza saperlo ma che ti sfila un sacco di soldi dal portafoglio: andiamo a vedere di cosa si tratta.
I nostri lettori sono sempre interessati a scoprire quanti dettagli possibili circa l’utilizzo della Partita Iva, i vari regimi a cui far riferimento e i dettagli circa le tasse e i contributi. Possiamo innanzitutto specificare che ogni partita iva che si rispetti ha il classico codice univoco a 11 cifre che ha lo scopo di farci identificare proprio dall’Agenzia delle entrate.
Quando apri la Partita Iva, vuol dire che hai reso ufficiale la tua attività e, di conseguenza, potrai farti pagare e acquisirai i diritti e i doveri, come l’obbligo di versare le tasse e la possibilità di versare i contributi che riavrai indietro sotto forma di pensione.
I contributi saranno la tua spesa maggiore e dipendono dalla cassa di riferimento; se fai parte di una gestione separata è un conto, se fai parte di un settore prestabilito come settore commercianti e artigiani dovrai versare una somma che 4.500€ fino al raggiungimento di 18.415€. Le tasse, invece, dipendono dal tuo regime fiscale: se sei forfettario paghi solo il 15% o il 5% di tasse per i primi 5 anni, mentre nei regimi senza agevolazioni, come l’ordinario, paghi l’IRPEF.
Non tutti te ne hanno parlato ma è bene far chiarezza circa la Partita Iva; se questa non viene utilizzata per più di 3 anni si potrebbero incorrere ad alcune sanzioni o problemi che potrebbero farti seriamente preoccupare. Questa viene classificata come inattiva o dormiente, anche se rimane formalmente registrata all’anagrafe tributaria.
I titolari dovranno considerare l’opzione di mantenerla o chiuderla definitivamente attraverso una comunicazione specifica all’anagrafe tributaria. L’Agenzia delle entrate può avviare procedure di accertamento fiscale calcolando le tasse non pagate degli anni precedenti o, ancora, l’Agenzia delle entrate potrebbe far recupero crediti per tasse e sanzioni non saldate.
Se l’inattività è prolungata, l’Agenzia delle entrate potrebbe anche richiedere la cancellazione della partita Iva dai registri ufficiali, precludendo la possibilità di svolgere attività commerciali. In casi di violazioni fiscali gravi, possono scattare anche azioni amministrative o penali contro il titolare.
Se una partita Iva genera un fatturato molto basso, prossimo allo zero, può comunque essere mantenuta attiva. Mentre se si tratta di un avvocato che opera in uno studio associato potrebbe chiudere la sua partita Iva.
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