L'abito più scandaloso di Sanremo non è stato quello di Belen: ecco chi ha sfidato l'Ariston molti anni fa - sfilate.it
Prima della “farfallina” di Belen, altri artisti hanno fatto scandalo a Sanremo con diversi look audaci e provocatori. Chi ha osato sfidare l’Ariston prima di tutti? Indaghiamo!
La gara canora è il cuore di Sanremo, ma diciamocelo: spesso si parla molto di più dei look che delle canzoni. Alcuni abiti restano scolpiti nella memoria, non solo perché belli o stravaganti, ma perché capaci di scatenare polemiche, lanciare messaggi o semplicemente lasciare tutti senza parole. Chi non ricorda la famigerata “farfallina” di Belen? Un dettaglio minuscolo che bastò a monopolizzare le conversazioni per giorni. Ma davvero è stato quello il vestito più scandaloso della storia del Festival?
Molto prima di quel celebre spacco, qualcuno aveva già osato ancora di più, con un look che fece parlare per anni. Altri outfit che scossero il pubblico dell’Ariston e sollevarono interrogativi ben più profondi di un tatuaggio svelato. Quale messaggio volevano trasmettere? Perché suscitarono tanto scalpore? Alcuni look hanno fatto discutere più delle canzoni in gara, generando dibattiti che sono andati ben oltre la settimana del Festival. Ma chi sono stati i protagonisti di questi scandali sartoriali? Chi ha osato sfidare il pubblico e la tradizione dell’Ariston con scelte fuori dagli schemi?
Nel 1986, Anna Oxa fece un ingresso che lasciò il pubblico senza parole. Chi si aspettava di vederla in una mise tradizionale rimase spiazzato. Un completo nero, aderente, quasi un’armatura moderna che sembrava urlare indipendenza. Il dettaglio che fece discutere? L’ombelico scoperto, una scelta che oggi sembrerebbe quasi innocua, ma che all’epoca rappresentava una provocazione assoluta. La Oxa non si limitò a indossare un abito: lanciò un messaggio di libertà e audacia dicendo “…l’ombelico era una goccia scoperta mentre già tutte le donne andavano nude. La domanda è: perché solo se faccio io certe cose scatenano interesse?”.
E poi c’è Loredana Bertè, che nel 1986 scelse di fare la sua comparsa con un look destinato a entrare nella storia. Abito nero lungo, giacca militare e un dettaglio che fece scandalo: un finto pancione. Perché una donna incinta sul palco doveva essere qualcosa di scioccante? La Bertè voleva lanciare un messaggio forte, rompere i tabù, e lo fece nel modo più diretto possibile. Lo stilista dietro questa scelta era Luca Sabatelli. Le reazioni furono immediate e contrastanti: c’era chi la definiva geniale e chi parlava di un’offesa al pubblico.
Ma facciamo un passo avanti. Valeria Marini, nel 1992, fece un’entrata che non passò certo inosservata. Abito lungo, drammatico, bianco, con una coda lunghissima, che la trasformava in una diva d’altri tempi. La scelta, firmata dallo stilista Gianfranco Ferrè, si ispirava a Marilyn Monroe, con un tocco di esagerazione tutto italiano. Era troppo? Probabilmente sì, ma Sanremo è anche questo: teatralità, eccesso, spettacolo. C’era chi la trovava magnifica e chi, invece, giudicava il look un po’ sopra le righe. Ma dopotutto, quando si parla di Valeria Marini, ci si può davvero aspettare qualcosa di sobrio?
Parliamo ora di Gianna Nannini che non ha mai partecipato come cantante in gara ma nel 2007 era super ospite. Perché una donna sul palco doveva per forza esibire abiti scintillanti e iper femminili? La Nannini decise di rompere gli schemi e salì sul palco con un t-shirt bianca, jeans e una sorta di cotta di maglia. Un look essenziale e deciso, il pubblico rimase spiazzato, la critica si divise. C’era chi parlava di un atto di ribellione e chi, invece, trovava quel completo fuori luogo.
Arrivando a tempi più recenti, nel 2012 Nina Zilli scelse un abito dorato lungo e aderente, con uno spacco sensuale che attirò l’attenzione. Un perfetto equilibrio tra classe e provocazione, firmato Vivienne Westwood. Un abito che ricordava le grandi dive del passato, ma con un twist moderno. Il dibattito nacque spontaneamente: dove finisce l’eleganza e dove inizia l’ostentazione?
Nel 2020, invece, fu il turno di Elettra Lamborghini, che portò sul palco una tuta monospalla color oro e cipria, ricoperta di paillettes e strass. Il vestito era realizzato dall’atelier napoletano Marinella Spose. La stessa stille si espresse così: “siamo entrate subito in sintonia. Le presi le misure perché desiderava qualcosa che fosse costruito addosso”.
E se c’è qualcuno che ha fatto della moda un vero e proprio linguaggio artistico, quello è Achille Lauro. Nel 2020 e nel 2021, ogni sua apparizione sul palco era un evento a sé. Niente era lasciato al caso. Ogni abito era un quadro, un riferimento storico, un’interpretazione visiva della sua musica. Gucci ha curato ogni dettaglio, trasformando Lauro in una sorta di creatura senza tempo, capace di evocare personaggi come San Francesco, la Marchesa Casati e il glam rock di David Bowie. Si parlò di arte, di esagerazione, di provocazione gratuita. Ma alla fine, il punto non era forse proprio quello?
Ogni anno sembra esserci sempre qualcuno pronto a sfidare il pubblico con un nuovo look destinato a entrare nella storia. Chi sarà il prossimo a far parlare di sé?
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