Il simbolo per eccellenza di tutta la cucina a tema Pasqua è pronto ad essere superato: persino la Chiesa Cattolica ha preso una forte posizione in merito e dovremmo ascoltarla.
Al forno con le patate, brasato in pentola, cotto alla brace durante una scampagnata o glassato alla siciliana: di ricette a base di agnello i ricettari italiani ne sono pieni ed effettivamente è per eccellenza il piatto simbolo di tutta la Pasqua cristiana. Ovviamente il riferimento al simbolo biblico è chiaro, l’immolazione dell’agnello nel banchetto sacrificale richiama la figura di Cristo immolatosi per noi e i nostri peccati.
Al di là del cristianesimo e pur essendo l’Italia un paese laico, è indubbio di come e quanto la Chiesa e il Vaticano siano figure di riferimento per moltissimi fedeli. Ne è un chiaro esempio l’ultima apparizione di Papa Francesco dopo le sue dimissioni, dove migliaia di seguaci si sono riuniti in piazza pronti ad accoglierlo con un saluto e un augurio di pronta guarigione dopo la sua ripresa. Eppure già la CC stessa aveva preso una forte posizione in merito all’agnello pasquale, definendola una ‘tradizione da superare‘. Ma perché?
L’agnello di Pasqua, la tradizione da superare a favore degli animali: qual è la posizione della Chiesa Cattolica
Come detto, l’agnello oltre ad essere un animale(tra le cose principali da considerare), è anche tra le carni maggiormente consumate in Italia durante il periodo di Pasqua e vede un costo non indifferente. Nonostante siano anni che le associazioni animaliste e vegane vadano contro questa tradizione, ancora oggi è profondamente radicata nelle abitudini culinarie delle feste, associata anche al consumo del capretto. Ma perché la tradizione vuole che si mangi?
Indubbiamente il riferimento simbolico al Cristo ha permesso al Belpaese di rendere l’agnello di conseguenza un simbolo culinario, tuttavia è nel Medioevo che questa tradizione inizia a radicarsi nelle cucine dei più ricchi: non solo al richiamo della figura di Gesù, ma anche dell’antico testamento, difatti ricordiamo il salvataggio del popolo ebreo dalla schiavitù, quando Dio riferì a Mose di segnare le porte di casa con sangue di agnello affinché potesse riconoscere i figli primogeniti di Jahvé da quelli del popolo egizio, che durante la notte l’angelo purificatore avrebbe raccolto con sé. Inoltre, sempre nel Medioevo iniziano a comparire le prime raffigurazioni di Cristo in veste proprio di agnello.

Per i cristiani cattolici quindi, l’agnello diventa il simbolo della purezza salvifica di Cristo, l’innocenza d’animo che si sacrifica per l’intera umanità e anche nella Vecchia religione questo animale era sacrificato come richiesta diretta agli Dei, divenendo tra l’altro mezzo di sottomissione al divino. C’è di contro un grande però: è difatti del 2020 uno studio condotto dall’Università di Singapore circa il consumo e la produzione di carne d’agnello, come nemici indiscussi della biodiversità.
Per non parlare ovviamente dell’ingiustificata mattanza di animali in uno stato ancora di sviluppo e del tutto innocenti. Nel 2017 anche la Chiesa Cattolica aveva preso una forte posizione in merito, in particolare Famiglia Cristiana, la più importante rivista a tema religioso, aveva invitato i lettori a non a non consumarne poiché ‘l’attuale strage di agnellini per la Pasqua è ormai lontana da ogni tradizione religiosa né ha alcuna giustificazione teologica‘. Pertanto, che si sia cattolici o meno, atei, spirituali in genere o pagani, si può celebrare questa festa anche con altre carni o addirittura senza. Ma questo è tutt’altro discorso.