Il jeans, il capo must che tutti abbiamo nell’armadio, ha una storia affascinante, tripartita tra America, Francia e Italia.
Già, perché a quanto pare prima ancora di arrivare oltreoceano per vestire cercatori d’oro e cowboy, questo tessuto blu era il fiore all’occhiello della Repubblica di Genova.

Il tessuto con cui venivano fatti, chiamato jeane (Genova, nell’inglese di quel tempo) era in competizione solo con un’altra particolare stoffa simile proveniente dal sud della Francia, precisamente da Nîmes (da qui la differenza, oggi perduta, dei termini bleu de Jeanes, blue jeans, e bleu de Nîmes, denim).
Con il tempo, i jeans sono passati da tessuti per marinai e lavoratori a capi iconici per giovani ribelli e star del cinema, trasformandosi in simbolo di indipendenza e libertà. E hanno conquistato il mondo.
L’evoluzione dei jeans: quando dall’America arrivarono in Europa
Il primo paio di jeans venne prodotto nel 1873, anno in cui il sarto Jacob William Davis ne brevettò il progetto. Si dovrà aspettare però il 1935 per la nascita del jeans denim donna, indossati dalle donne in fabbrica.
Qualche decennio dopo, la diffusione delle cerniere lampo e dei passanti per la cintura (creazioni nuove di zecca!) contribuirono alla diffusione e alla produzione dei jeans.
Fino alla Seconda guerra mondiale furono capi indossati per lo più negli Stati Uniti. É proprio qui che si diffonde un boom così eclatante da segnare la storia: star del cinema e della musica iniziarono a sfoggiare ovunque il proprio paio di jeans, facendo spopolare questa moda persino nei paesi socialisti e poi in Europa.
Dagli anni ’50 ai giorni nostri
Negli anni ’50 qualcosa cambia. I jeans diventano una dichiarazione di identità. Il merito è anche di James Dean e Marlon Brando, che li indossano sul grande schermo trasformandoli nel simbolo della gioventù ribelle. Le autorità scolastiche provano a vietarli, ma il divieto non fa che renderli ancora più desiderabili. Chi li porta vuole distinguersi, rompere le regole e sfidare il conformismo.
Negli anni ’60, poi, il denim si colora di libertà, accentuata ancora di più negli anni ’70 con l’invenzione dei modelli a zampa e l’ascesa del pop.
Arrivano gli ’80 e il jeans si restringe, scolpisce le forme, cavalca la cultura pop. I grandi marchi lo portano sulle passerelle, lo rendono sensuale ed elegante. Non è più solo un capo casual, è moda pura.
Negli anni ’90 la scena cambia di nuovo: il rap lo vuole largo, il grunge lo strappa e lo scolorisce. Kurt Cobain e le icone hip-hop lo reinterpretano, lo caricano di nuovi significati. Fino a quando nei 2000 il jeans si fa audace, grazie a star come Britney Spears e Paris Hilton.
E oggi? Oggi i jeans denim da donna, in particolare quelli proposti nelle collezioni di brand fashion rinomati, sono capi irrinunciabili. Sicuramente non hanno più quell’allure ribelle e anticonformistica, ma sono ancora simbolo di libertà ed espressione di sé.
Da capo pratico a icona di stile, il denim ha attraversato la storia adattandosi a ogni epoca. E continuerà a farlo, ancora e ancora.