Un mistero che coinvolge una famiglia famosa e un anello dal valore di milioni di euro. Un diamante da 13 carati scomparso misteriosamente. Cosa è successo veramente?
Quando lasciate un gioiello in mano a qualcuno, vi siete mai chiesti davvero a chi lo state affidando? Sembra una cosa semplice: lo porti, lo sistemano, lo riprendi. Ma cosa succede se quello che ti ridanno non è più lo stesso? Certe volte basta poco per passare da un restauro tranquillo a un vero incubo. Sì, anche quando ti affidi a nomi altisonanti.
Questa storia parte da un gesto affettuoso, una figlia che vuole adattare un anello importante. Ma qualcosa non torna. Il gioiello torna indietro, bello com’era, però… non è più lui. Il brillante che brillava così tanto è diventato un’altra cosa. Sempre luminoso, certo. Ma non vale più quanto prima. E da lì inizia il caos. Chi ha cambiato la pietra? E soprattutto, dove diavolo è finito il diamante originale? Parliamo della storia di Violetta Caprotti.
Il mistero del diamante scomparso: cosa c’è dietro la storia di Violetta Caprotti
Violetta Caprotti, figlia di Bernardo Caprotti, fondatore dell’Esselunga, è la protagonista di questa faccenda. Tra le sue eredità c’era un anello: platino, diamante da 13 carati, tre milioni di euro sul dito. Non proprio il classico bijoux da tenere nel portagioie. Glielo aveva regalato il padre nel 2009. Poi nel 2022 decide di farlo sistemare, chiede una modifica alla montatura. Nulla di strano, giusto un’aggiustatina. E fin qui tutto normale. Ma a un certo punto, non si sa bene quando, si accorge che qualcosa non torna. Il diamante, quello vero, quello grosso, quello che dovrebbe brillare come una stella, non c’è più. Al suo posto c’è uno zircone.

La Caprotti si è rivolta a Cartier, una delle maison più rinomate al mondo. Loro si difendono subito, dichiarando che quando hanno ricevuto l’anello, la pietra era già quella finta. Nessuno scambio, nessun trucco. Insomma, scaricano ogni responsabilità. E qui parte il giallo. Perché se non è stato Cartier, allora chi? E quando? Forse in passato? Forse durante un’altra modifica? La Procura di Milano si è messa a indagare. Ma il nodo è diventato troppo stretto da sciogliere. Mancano gli indizi, mancano i testimoni, mancano le certezze. E alla fine l’indagine è stata archiviata. Il Corriere della Sera ne ha parlato, giustamente: non capita tutti i giorni che sparisca un diamante da tre milioni senza lasciare nemmeno un graffio.
Nel frattempo sono venuti fuori altri dettagli, e non aiutano a fare chiarezza, anzi. Nel 2018, Violetta è stata derubata a Londra. Pare che un cameriere le abbia sottratto alcuni gioielli. Ma non l’anello. Quello era rimasto al sicuro, si presume. Però qualcuno ha iniziato a farsi delle domande: e se il cambio fosse avvenuto in quell’occasione? Magari durante una verifica, una pulizia, un passaggio di mano troppo veloce? Possibile. Ma anche qui, niente di concreto. Nessuna prova. Solo sospetti che girano in tondo.

C’è poi un dettaglio curioso che spunta fuori da un documento del 2014. Cartier aveva già fatto un preventivo per sistemare proprio quell’anello. Circa ventimila euro, ma alla fine non era stato fatto nulla. Chissà, magari era già successo qualcosa prima. Forse la pietra era stata sostituita da qualcun altro, magari un professionista meno famoso, forse più distratto o più furbo. Perché è chiaro che da qualche parte questo diamante deve pur essere finito. Non sparisce nel nulla una pietra così. Ma la cosa più assurda è che, alla fine, nessuno sa dire quando esattamente sia avvenuto lo scambio. Né chi l’abbia fatto. Un buco totale nella memoria, e nella catena di controllo.
E allora il dubbio viene: e se il vero scambio fosse avvenuto ancora prima, senza che nessuno se ne accorgesse? Magari perfino prima che l’anello entrasse nella vita di Violetta. E se, ipotesi un po’ estrema ma non impossibile, fosse stato lo stesso Bernardo, in buona fede, a regalarle un anello che sembrava prezioso ma non lo era più? Non lo sapremo mai. Però una cosa è chiara, se nemmeno una delle famiglie più ricche d’Italia riesce a capire dove sia finito un diamante del genere, allora un pensierino su a chi affidiamo i nostri gioielli forse dovremmo farlo anche noi.

Cosa trarre da questa storia? Quando si parla di acquisti di lusso, specialmente di oggetti che valgono quanto una casa, come un anello da tre milioni, è essenziale non solo fare attenzione a dove lo compri, ma anche a come lo gestisci. Magari pensi che il marchio basti a garantire sicurezza, ma non è proprio così. Quando acquisti qualcosa da un brand, è sempre meglio rivolgersi direttamente al punto vendita dove lo hai preso per ogni tipo di manutenzione o modifica.
Tieni traccia di ogni documento, scontrino, certificato e anche delle conversazioni. Soprattutto se si tratta di pezzi unici o super costosi. Avere un filo diretto con chi ha venduto l’oggetto e poter risalire a ogni intervento fatto è fondamentale per evitare problemi in futuro. Perché, come ci insegna questa vicenda, anche il gioiello più bello e sicuro può nascondere dei rischi.